DA UN MAXI STUDIO AMERICANO EMERGE CHE CHI MANGIA FREQUENTEMENTE FRUTTA IN GUSCIO VIVE DI PIU'

DA UN MAXI STUDIO AMERICANO EMERGE CHE CHI MANGIA FREQUENTEMENTE FRUTTA IN GUSCIO VIVE DI PIU'
La notizia arriva da uno studio pubblicato sul serissimo New England Journal of Medicine e svolto da tre istituti di ricerca americani più che illustri: il Dana-Farber Cancer Institute, il Bringham and Women's Hospital e la Harvard School of Public Health. Per questo il fatto che sia stato in parte finanziato dall'International Tree Nut Council Nutrition Research & Edication Foundation, organizzazione non profit che rappresenta le industrie che producono frutta secca a guscio, non sembra sufficiente a minarne la credibilità. Ecco cosa hanno concluso gli autori della ricerca: chi consuma noci, nocciole, mandorle, anacardi e pinoli vede, in pratica, diminuire il proprio rischio di morte.
"Il beneficio più ovvio", racconta Charles S. Fuchs, direttore del Gastrointestinal Cancer Center del Dana-Farber, "è stata la riduzione del 29% delle morti legate a malattie cardiache, il principale killer degli americani. Ma abbiamo anche visto una significativa riduzione del rischio di mortalità per cancro: -11%".
Per la loro analisi gli autori hanno attinto ai database di due importanti studi di lunghissima durata che raccolgono dati sulla dieta e su altri fattori legati allo stile di vita dei partecipanti: il Nurses' Health Study, condotto sulle infermiere dal 1980 al 2010, che ha fornito dati su oltre 76 mila donne, e l'Health Professionals' Follow-up Study, che ha seguito i professionisti sanitari dal 1986 al 2010 e ha fornito dati su più di 42 mila uomini.
I partecipanti a entrambi gli studi hanno compilato ogni 2-4 anni questionari dettagliati sulla dieta seguita. Tra le domande ve ne erano anche alcune sulla frutta a guscio che miravano a rilevare la frequenza del consumo. Molti dati interessanti sono emersi dall'analisi: chi mangiava più frutta a guscio era tendenzialmente più magro, consumava più frutta e verdura, era meno probabile che fumasse e più probabile che facesse esercizio fisico, ma di solito beveva più alcolici. Indipendentemente da tutti questi fattori, comunque, i ricercatori sono riusciti a isolare il ruolo del solo consumo della frutta secca a guscio sulla salute e sul rischio di morte dei partecipanti.
"In tutte le analisi, la gente che mangiava più frutta a guscio aveva meno probabilità aveva di morire nel corso dei 30 anni di follow-up", spiega Ying Bao, del Brigham and Women's Hospital. Quelli che mangiavano meno di un'oncia (pari a poco meno di 30 grammi) a settimana avevano una riduzione della mortalità del 7%, che saliva all'11% per chi ne mangiava un'oncia a settimana, fino a raggiungere il 20% di riduzione della mortalità per coloro che consumavano più di un'oncia al giorno di noci e nocciole.
Non è stata trovata una significativa differenza nella riduzione della mortalità tra le arachidi e gli altri frutti a guscio, ma si confermano i benefici del consumo di questi prodotti già dimostrati in studi precedenti, che avevano appurato l'esistenza di un legame tra la loro assunzione e una diminuzione del rischio di malattie cardiache, diabete di tipo 2 e cancro del colon.
Anche se gli autori di questa ricerca fanno notare che i loro risultati non bastano a stabilire un definitivo rapporto di causa-effetto, è evidente il legame tra il consumo di frutta a guscio e la protezione da alcune malattie. Non a caso già dal 2003 la FDA americana sostiene che mangiarne un'oncia e mezzo (circa mezz'etto) al giorno "può ridurre il rischio di malattie cardiache".

Fonte: scienza.panorama.it