BIOLOGICO ITALIANO, PERFORMANCE PRODUTTIVE ANALOGHE AL CONVENZIONALE

BIOLOGICO ITALIANO, PERFORMANCE PRODUTTIVE ANALOGHE AL CONVENZIONALE
L'European Journal of Agronomy ha pubblicato un contributo di ricercatori italiani (Migliorini et al.) dal titolo Agronomic performance, carbon storage and nitrogen utilisation of long-termorganic and conventional stockless arable systems in Mediterranean area, nel quale si riportano i risultati di uno studio di lungo periodo condotto presso l'azienda sperimentale di Montepaldi, in Toscana, gestita dall'Università di Firenze. Lo studio pone in relazione gli andamenti produttivi e il bilancio di azoto e carbonio nel suolo di tre ampie parcelle sperimentali presenti nella stessa tenuta e gestiti storicamente a biologico (dal 1992), più recentemente convertiti al biologico (dal 2001) e convenzionalmente.

La rilevanza del lavoro consiste nel mettere a disposizione dati e informazioni derivanti da una ricerca di lungo periodo in un contesto di agricoltura mediterranea, misurandosi con simili prove di confronto tra biologico e convenzionale realizzate in Nord America o nell'Europa continentale. E il raffronto ha permesso di rilevare che, diversamente da quanto altrove riportato, il biologico della prova italiana - soprattutto quello di più lunga data - ha dimostrato una performance produttiva statisticamente comparabile al convenzionale, rinforzato da una maggiore sostenibilità legata soprattutto alla ridotta lisciviazione (e perdita) di azoto dal terreno. Altri studi analoghi hanno infatti dimostrato come la disponibilità di azoto in colture non leguminose rappresenti il principale limite colturale in biologico. Nel caso della sperimentazione di Montepaldi, al contrario, grazie alla combinazione di sovesci di leguminose e apporti azotati organici, il pool di azoto nel suolo è complessivamente incrementato migliorando progressivamente la fertilità complessiva e la capacità di resa produttiva.

La stessa aumentata dotazione organica del suolo negli appezzamenti gestiti in biologico ha permesso di migliorarne la capacità di sequestro di carbonio, superiore a quanto verificatosi nelle parcelle gestite in convenzionale e con fertilizzazione chimica. Il binomio produttività e sostenibilità, su cui - ad esempio - si incardinano i Partenariati Europei di Innovazione, oltre alla retorica sull'intensificazione sostenibile, sembra essere dunque una sfida che il biologico italiano è in grado di vincere ben gestendo le pratiche agronomiche.

Fonte: Associazione Italiana per l'Agricoltura Biologica