Convegno Peschicolo: la parola d’ordine è programmazione?

Come si faccia con 470 varietà e senza un’adeguata organizzazione nessuno però lo sa

Convegno Peschicolo: la parola d’ordine è programmazione?
Dopo "crisi", "programmazione" è stata certo la parola più usata durante la prima giornata del XXVII Convegno Peschicolo a Ravenna. Vi invito a leggere fra le news di oggi l'approfondimento che Daniele Bianchi ha fatto sulle tante analisi condotte, alcune davvero utili e interessanti. Da parte mia, invece, tenterò di tirare le fila di quanto emerso alla ricerca di una conclusione che, fra tanti buoni propositi, in quella sede però non mi pare sia emersa. Forse complice la provocazione di due settimane fa (leggi Italiafruit del 6 Ottobre), le parole organizzazione e aggregazione sono venute fuori nel corso della tavola rotonda ma, a mio avviso, non con il livello di approfondimento necessario. Sgombro subito il campo da equivoci: Moretti, Galdiero, Bastoni, Manzo e Ferri mi sono piaciuti: per un verso o per un altro non hanno tergiversato e hanno riconosciuto che, cito a memoria, "serve un passo indietro per farne due avanti", "il livello e la qualità della nostra organizzazione sono insufficienti", "la strada dell'aggregazione è ancora lunga", "dobbiamo riappropriarci del rapporto diretto con la distribuzione", "serve più cooperazione e meno competizione" e così via.

Il problema è che nessuno è stato però in grado di suggerire in modo organico cosa fare e, soprattutto, come farlo. Ferri ha ammesso che l'OI non riesce ad incidere sulle scelte di base; Bastoni ha sottolineato che non sappiamo nemmeno esattamente cosa abbiamo in mano e tanto meno cosa avremo poiché non vi è un catasto peschicolo adeguato; Manzo ha azzardato che si potrebbero aumentare un po' ovunque i consumi vedendo i dati; ma con quali soldi, dicendo cosa e a vantaggio di chi nessuno lo ha saputo nemmeno accennare.

Non voglio dare colpe, la prima è forse mia visto che insegno il marketing di questi prodotti e oltre a spiegare cosa e come fare, anche ammesso che siano corretti, dovrei anche essere capace di convincere il mondo peschicolo ad applicarli e, questo, non mi è minimamente riuscito. Comunque, la mia proposta di rilanciare la peschicoltura in 5 mosse (vedi Italiafruit del 14 luglio 2014) è solo un'idea, forse bislacca, con mille difetti ma di sicuro tre pregi:
  •     Identifica obiettivi prioritari
  •     Sviluppa una strategia
  •     Definisce un percorso operativo
Qualcuno ha invece invocato tavoli di confronto; possiamo farne quanti ne vogliamo ma il problema è per fare cosa? Ieri abbiamo assistito a una rassegna precisa delle non poche conoscenze a disposizione sul tema. Certo c'è ancora tanto da fare ma il vero problema oggi non sono i dati, anche se davvero carenti in alcune aree. Il problema è cosa vogliono dire e, quindi, come usarli. Da tecnico, sentendo alcune delle interpretazioni dei risultati delle analisi presentate e, quindi, delle possibili soluzioni da implementare, a mio avviso marcatamente sbagliate, mi è venuto in mente quando ritirai il risultato di una risonanza magnetica ad una articolazione: lessi subito la diagnosi ma, non essendo un medico, non ne capii il significato. Non bastava guardare se ero dentro i limiti come per l'esame del sangue, serviva interpretare la terminologia. Ho provato con internet ed è andato un po' meglio, stavo già per partire con la "mia" terapia, ma poi pensai che non era cosa per me e andai dallo specialista. Questi, conoscendo il male, la sua gravità, le conseguenze, valutando le cure a disposizione e i loro effetti collaterali mi ha saputo dare la giusta terapia che, però, guarda caso è stata anche molto più dolorosa di quella che avevo studiato io. Però sono guarito. Non sempre finisce bene, anche i medici sbagliano ma, senza adeguate conoscenze specifiche, è sempre meglio ascoltare gli specialisti piuttosto che avventurarsi in interpretazioni avventate anche solo dell'ordine delle cose da fare; spesso il risultato è addirittura peggiore del non far niente.