Cachi spagnoli, qualità e quantità: «Domanda vivace»

La grandine ha ridotto del 15% i volumi ma il raccolto iberico, entro il 2020, triplicherà

Cachi spagnoli, qualità e quantità: «Domanda vivace»
Continua in Spagna, seppur frenata dal maltempo, l’escalation dei cachi: la campagna 2014, cominciata il mese scorso, registra un raccolto in linea con le 168 mila tonnellate del 2013 a causa delle grandinate di inizio settembre che hanno falcidiato il 15% circa del raccolto preventivato (192 mila tonnellate circa).

Eventi atmosferici a parte, si conferma il trend positivo iberico. I numeri parlano chiaro: erano 152 mila tonnellate nel 2012, 130 mila nel 2011, 110 mila nel 2010. Dieci anni prima, nel 2000, i volumi non superavano le 18 mila tonnellate, nel 2005 erano poco più del doppio (37 mila tonnellate).

I frutti di prima qualità, in questa campagna, non mancano: il Consorzio di tutela della Dop spagnola "Caqui de la Ribera del Xúquer" stima infatti un raccolto di 80.000 tonnellate, ovvero l'11% in più rispetto alla stagione precedente di alta qualità e con buoni calibri.

E il boom dei cachi, sempre più affermati nel Paese iberico, non è affatto esaurito: “Considerando che tra il 2011 e il 2014 sono stati piantati ben 4,2 milioni di piante, nel 2020 si potrebbe arrivare a 520.000-550.000 tonnellate di cachi “Rojo Brillante”, spiega a Italiafruit News Francisco "Paco" Borras Escriva (nella foto sopra), manager di Anecoop.
 
“Il mercato è stabile, la domanda vivace nonostante gli effetti dell’embargo si facciano in parte sentire”, spiega l’esponente di Anecoop. “I cachi spagnoli hanno vari mercati di riferimento, dall'Europa al Mediterraneo, dal Medio Oriente alle Americhe. L'Italia è una meta importante: nella scorsa stagione ne sono stati esportati 10 mila tonnellate circa”.

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