Fragole e piccoli frutti, 200 agricoltori a Baselga di Pinè

Fragole e piccoli frutti, 200 agricoltori a Baselga di Pinè
Ieri più di 200 agricoltori hanno partecipato alla Giornata tecnica organizzata dalla Fondazione Mach al centro congressi di Baselga di Piné. Durante la mattinata gli esperti di San Michele all'Adige hanno toccato diversi aspetti di grande importanza per i coltivatori di fragole e piccoli frutti. Un'attenzione particolare è stata riservata al problema della Drosophila suzukii; il 2014, infatti, a causa delle condizioni meteo avute sia durante lo scorso inverno sia durante la stagione vegetativa, è stato caratterizzato da un'infestazione crescente con popolazioni particolarmente elevate. I tecnici della Fondazione hanno evidenziato i buoni risultati ottenuti dall'introduzione delle reti antinsetto come meccanismo di difesa della coltivazioni e l'importanza di applicare tutte le tecniche di contenimento delle infestazioni quale la cattura massale, le pratiche sanitarie e la corretta applicazione dei trattamenti insetticidi.

La prima relazione, redatta dagli esperti Paolo Zucchi, Sandro Conci, Paolo Martinatti, Tommaso Pantezzi, Teresa Del Marco, Barbara Casagranda, Massimo Pezzè, si è occupata dei substrati alternativi alla torba per gli impianti di fragola fuori suolo. Recentemente, infatti, ha cominciato a diffondersi, con risultati spesso discordanti, l'utilizzo di alcuni composti di origine organica diversi rispetto alla torba.

Per fare chiarezza su questa tendenza la Fondazione Mach ha condotto una ricerca nella serra sperimentale recentemente realizzata nella sede periferica di Vigalzano. Sono stati testati tre substrati: uno a base di cocco, il secondo con miscela di legno di conifera e cocco e il terzo a base di torba tradizionalmente usata dai produttori. Quest'ultimo si è confermato il materiale con migliore performance nei valori assoluti, mentre gli altri hanno dimostrato di aver bisogno di un certo periodo per allinearsi a questi risultati. Ciò lascia ipotizzare un riequilibrio delle performance produttive a seguito della variazione della gestione nel corso della stagione, o trattando il substrato con cicli fertirrigui pre-trapianto.



Molto interessanti sono stati anche i risultati riportati da Lara Giongo, Laura Zoratti, Paula Poncetta, Paolo Loretti, Matteo Ajelli, Marcella Grisenti. Nel corso del 2013 e del 2014 il gruppo del Centro di Ricerca e Innovazione di Vigalzano, ha condotto – in aggiunta al breeding - due sperimentazioni su piccoli frutti: la prima, su mirtillo, in collaborazione con l'Università di Oulu (Finlandia) e la seconda su lampone in collaborazione con l'Università di Milano e il vivaio Berryplant.

Obiettivo del primo lavoro era l'individuazione degli effetti della luce e dell'altitudine sia su mirtillo selvatico sia su mirtillo coltivato in ambiente naturale e controllato: dall'indagine è emerso l'effetto positivo del colore bianco della rete sulla qualità dei frutti. La seconda ricerca, condotta sul lampone, doveva comprendere meglio se tecniche alternative di propagazione, nello specifico per talea radicale e micropropagazione, avessero avuto effetti su cultivars di lampone, sfruttando poi i risultati anche in un'ottica commerciale ed evidenziando le differenze varietali nello sviluppo radicale e, conseguentemente, le rese in vivaio.

La Giornata tecnica non poteva non trattare il problema della Drosophila suzukii. Alberto Grassi, Angela Gottardello, Gianpiero Ganarin, Sandro Conci, Sergio Franchini, Paolo Miorelli hanno indagato le condizioni che, nel 2014, hanno favorito la proliferazione dell'insetto. L'anno scorso, a fine estate, nel momento di massima presenza degli adulti, i livelli di cattura sono stati circa 7-8 volte superiori rispetto alla stagione precedente. La straordinaria diffusione del moscerino è legata al clima mite dell'autunno e dell'inverno e alla bassissima frequenza di temperature critiche (superiori ai 30°C) nel corso dell'estate, sommata all'elevato grado di umidità relativa.

Per far fronte a questa emergenza, i tecnici della Fondazione Mach hanno avviato la sperimentazione delle reti antinsetto come metodo di difesa.
Giampiero Ganarin, Alberto Grassi, Sandro Conci, Sergio Franchini, Angela Gottardello e Gianluca Groff nel 2014 hanno analizzato l'effetto delle reti sulla protezione da Drosophila suzukii, valutando l'effetto della presenza della rete sul micro-clima delle piante e misurando le conseguenze su luminosità ed ombreggiamento. Nonostante l'annata difficile, il danno sui frutti degli impianti gestiti con la rete è stato praticamente nullo a confronto con la conduzione tradizionale. Inoltre, hanno sottolineato gli esperti di San Michele, anche i risultati ottenuti dall'analisi di microclima, luminosità e qualità dei frutti sono stati spesso inaspettatamente migliorativi. Tutti questi aspetti saranno approfonditi ulteriormente nei prossimi anni per confermare i risultati del 2014.

In conclusione, i tecnici hanno ribadito che, nella lotta al moscerino, le ripetute applicazioni di insetticidi, oltre a non essere del tutto efficaci nel ridurre le infestazioni, risultano avere rischiosi risvolti sanitari. Per questo è stato consigliato di utilizzare contemporaneamente tutte le tecniche in grado di ridurre lo sviluppo delle popolazioni e di non affidarsi esclusivamente agli interventi insetticidi.

Fonte: Ufficio Stampa Fondazione Edmund Mach