La Drosophila suzukii mette ko le ciliegie veronesi della Val d'Alpone

Il ricercatore Luca Mori: danni ingenti su tutte le varietà fin da maggio

La Drosophila suzukii mette ko le ciliegie veronesi della Val d'Alpone
L'abbinata clima-Drosophila suzukii fa danni pesanti in Val d'Alpone, territorio veronese percorso dall'omonimo torrente che comprende i cinque comuni di Vestenanova, San Giovanni Ilarione, Montecchia di Crosara, Roncà e Monteforte d'Alpone. Il quotidiano veronese L'Arena parla di oltre 10 milioni di euro di perdite per i cerasicoltori locali, pari a circa il 50% della produzione commercializzata.

Per il sindaco di Roncà, Roberto Turri, il settore delle ciliegie è in ginocchio. "Le piogge – sottolinea in una nota – sono state pressoché quotidiane e spesso abbondanti, la grandine ha colpito in diverse occasioni svariate zone della valle e, soprattutto, abbiamo avuto un'invasione eccezionale della Drosophila suzukii". Per analizzare lo scenario il primo cittadino di Roncà ha convocato per questa mattina un tavolo di confronto in municipio tra addetti ai lavori, invitando l'Associazione cerasicoltori di Montecchia, che gestisce il Mercato locale delle ciliegie, il Comitato cerasicolo Val d'Alpone che si occupa del Mercato delle ciliegie di San Giovanni Ilarione, i sindaci dei cinque comuni con i rispettivi assessori o delegati all'agricoltura, commercianti e rappresentanti dei produttori.

Contattato da Italiafruit News, Luca Mori, ricercatore del Dafnae (Dipartimento Agronomia Animali Alimenti Risorse Naturali e Ambiente) dell'Università di Padova e responsabile del monitoraggio Drosophila suzukii in Val d'Alpone, conferma la criticità della situazione.

"L'inverno mite e la primavera fresca – ci ha detto Mori – hanno fatto sì che la popolazione di Drosophila suzukii si propagasse in maniera importante, tanto da causare danni in tutte le zone, dalla pianura alle aree pedo-collinari a quelle collinari, e su tutte le varietà di ciliegie. Già dai primi di maggio avevamo riscontrato un aumento importante del numero di individui sulle cultivar precoci".

Poi, il cracking, legato alla forte piovosità, ha fatto il resto. "Molti frutti – prosegue l'esperto – sono stati lasciati sulle piante perché non commercializzabili, e l'insetto ha trovato le condizioni climatiche ideali per moltiplicarsi di ciliegio in ciliegio e ampliare la sua popolazione. La quale ha raggiunto una densità talmente elevata da determinare perdite anche agli agricoltori che avevano messo in atto tutte le pratiche necessarie per il contenimento".

Copyright 2016 Italiafruit News