Abl, la rinascita dopo il terremoto con gli impianti per la frutta: «Non mollate»

Dall'Emilia una storia edificante. L'azienda è diventata più grande

Abl, la rinascita dopo il terremoto con gli impianti per la frutta: «Non mollate»
Ha visto la sua fabbrica crollare, nel 2012 ha vissuto in prima persona la tragedia del terremoto in Emilia e oggi, con le immagini del sisma del Centro Italia, per lui è impossibile non ricordare quei momenti. Ma Carlo Ascari, presidente della Abl di Cavezzo (Modena) - azienda specializzata nella progettazione e realizzazione di macchine e impianti per la lavorazione dell'ortofrutta di quarta gamma – ha avuto la forza di ripartire e alle persone e agli imprenditori oggi sfollati tra Lazio, Abruzzo e Marche dice di non abbattersi, di tenere duro.

“Per noi è stato un momento molto difficile – racconta Ascari a Italiafruit News, riavvolgendo il nastro dei ricordi fino a quel 29 maggio 2012 – dopo il sisma non si riusciva a capire il futuro. In Emilia abbiamo vissuto una prima scossa, che già ci aveva messo in difficoltà, e quando stavamo per dimenticarci l'accaduto, dopo nove giorni, è arrivata quella che chiamo la scossa fatale, che ci ha obbligato a cambiare la nostra vita. Mi auguro che nessuno provi un'esperienza del genere, che ti taglia a metà proprio quando ricominci ad alzare la testa”.



L'imprenditore ricorda bene quei giorni. “Il 29 maggio del 2012 ero di ritorno da un viaggio di lavoro in Germania e quando alle nove è arrivata la terza scossa, quella che ha fatto crollare tutto, mi trovavo in macchina, a 80 metri da casa. Una fortuna. Quando sono arrivato in azienda c'erano mio figlio e il capo officina: abbiamo pianto per tre minuti, era obbligatorio farlo, ma poi ci siamo detti che non ci saremmo arresi. Il 4 giugno, a sei giorni dal sisma, abbiamo firmato il contratto d'affitto per un capannone più grande di quello che avevamo e questo ci ha permesso di stipulare nuovi contratti. La Regione Emilia-Romagna ci ha riconosciuto un danno che è stato totalmente pagato, anche se gli ultimi soldi ci sono arrivati a luglio 2016. Oggi, però, abbiamo costruito un capannone nuovo che è più del doppio del precedente, 3.600 metri quadri: il danno subito dal terremoto è stato ripagato, l’investimento nuovo, invece, lo abbiamo compiuto come famiglia Ascari”.

I dipendenti sono passati da 35 a 52, la Abl – fondata nel 1978 - ha chiuso il 2015 con un fatturato di 14 milioni di euro e le prospettive per il 2016 sono ampiamente positive. Grazie all'internazionalizzazione: nel 2015 l'export ha rappresentato il 99,82% del fatturato dell'impresa emiliana. Gli Usa sono il mercato più importante, ma l'espansione riguarda anche Giappone, Costarica, Portorico e Colombia.

“Volendo leggere tutta questa storia con ottimismo, posso dire che il terremoto è stato un'opportunità, perché ci ha obbligato a rifare tutto, ad ampliarci – riprende Ascari, che dopo il sisma emiliano si era adoperato in prima persona per far avere agli sfollati frutta pronta da mangiare - Ma noi siamo stati fortunati, perché non abbiamo avuto vittime in azienda. Un terremoto di questa portata è una disgrazia che spero nessuno provi, è una cosa che ti distrugge il cervello... Però non bisogna demoralizzarsi, non bisogna fermarsi"

"La settimana prima del terremoto avevamo firmato tre tra i contratti più importanti della nostra storia, ricordo ancora quando chiamai quei clienti chiedendo come restituire l'anticipo sul lavoro... un lavoro che non saremmo riusciti a consegnare in tempo. Ma loro, due tedeschi e un'azienda americana, mi hanno detto di non avere bisogno di quei soldi ma delle nostre macchine: tiratevi su e mettetevi al lavoro. Così abbiamo fatto. Quindi a chi oggi vive il terremoto dico di non mollare, non mollare, non mollare. La gente deve tenere duro, è un fatto mentale, ma è veramente importante. Lo dico per esperienza. E ai politici, invece, dico di parlare di meno e fare di più”.

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