Caprotti e l’ortofrutta, una storia di eccellenza

La furia meticolosa per il dettaglio, il dogma freschezza

Caprotti e l’ortofrutta, una storia di eccellenza
Venerdì si è spento Bernardo Caprotti, fondatore dei mitici supermercati Esselunga. L’ho incontrato per la prima volta nel 2005, mi aveva concesso un'intervista per Mark Up per parlare della frutta e verdura dei suoi Esselunga. Mi colse di sorpresa nel suo negozio di Limito di Pioltello mentre ero intento a esaminare una cassa di pere in attesa del suo arrivo. Dimostrò subito una competenza tecnica sul prodotto impensabile per uno nella sua posizione. 

Fu un incontro di un paio d’ore di cui ricordo soprattutto “il ritmo”. Dovevo intervistarlo, ma alla fine mi raccontò quanto aveva in mente e poi fu lui a intervistare me. Domande precise, incalzanti, dritte al punto. Un “viso tenace ma di un tratto infantile” come lo ha definito Geminello Alvi nel celebre libro “Falce e Carrello”, con due occhi scintillanti che palesavano disappunto quando la risposta era sotto le aspettative e compiacimento quando era in linea con le attese. Uscii dal quell’incontro “esausto”, ma felice perché avevo capito qualcosa in più del fenomeno Esselunga che studiavo da tempo.

L’ortofrutta era e rimane il centro gravitazionale di Esselunga per la frequenza d’acquisto e su di essa si scatena la “furia meticolosa per il dettaglio”, sempre citando Alvi, che ha accompagnato tutta la vita professionale del “Dottore”, come lo chiamavano i suoi collaboratori.

L’amore di Caprotti per la freschezza, come recitano tutti i suoi camion, ha portato il reparto ortofrutta di Esselunga a essere un modello a livello internazionale unico nel suo genere e a mio avviso inimitabile. Sempre controcorrente, Caprotti ha dettato le tendenze con largo anticipo. Casse a rendere, confezionato, quarta gamma, biologico, berries, senza parlare della scelta del format Superstore nell’era degli Ipermercati, che lo ha consacrato come reale interprete delle esigenze dei clienti.

Gli Esselunga sono negozi in cui è facile fare la spesa, malgrado abbiano un’ampiezza e una profondità assortimentale ineguagliata nel nostro Paese. Per l’ortofrutta è proprio la freschezza il dogma, perseguita in modo maniacale, con un approccio che è una via di mezzo fra l’organizzazione militare e la setta religiosa, come ben hanno imparato i miei allievi durante le testimonianze dei manager Esselunga nei corsi di perfezionamento per il settore ortofrutticolo. Niente fronzoli, tanta sostanza e scelte uniche, dal banale cestone per le patate all’esposizione orizzontale per le buste d’insalata.

Caprotti ha fatto tanto per l’ortofrutta italiana facendo crescere imprese private e cooperative alla scuola della qualità e dell’innovazione, partendo dalla sua passione per le cose ben fatte nei più piccoli dettagli che è stato capace di trasferire ai suoi fornitori. Personalmente devo ringraziarlo di avermi concesso il privilegio di un costante scambio di vedute e idee sui freschi con i suoi collaboratori. La certezza che l’incessante ricerca della perfezione sia una delle componenti chiave della vita professionale la devo anche al suo esempio.

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