Il reparto ortofrutta di domani? La Gdo lo vede così

A Think Fresh tavola rotonda con sei big delle principali catene distributive

Il reparto ortofrutta di domani? La Gdo lo vede così
Il reparto ortofrutta del futuro? Più grande, funzionale e innovativo, gestito senza mai perdere di vista i “desiderata” del consumatore e capace di esprimere vera qualità. Un reparto “vegetale”, con isole dedicate al bio e altri segmenti di spicco, per essere al passo con i tempi e con una domanda in tumultuosa evoluzione. E’ quanto emerso dalla tavola rotonda che ha caratterizzato la sessione pomeridiana dell’edizione 2017 di Think Fresh, mercoledì a Firenze. 

Sul palco, stuzzicati dalle domande e dalle considerazioni del managing director di Agroter Roberto Della Casa, alcuni dei massimi esponenti della grande distribuzione: Mario Gasbarrino, amministratore delegato Unes;  Davide Marcomin, direttore prodotti freschissimi Auchan Retail Italia; Claudio Mazzini, responsabile commerciale settore freschissimi Coop Italia, Giovanni Panzeri, direttore prodotti freschi Carrefour; Giorgio Santambrogio, amministratore delegato Végé e presidente Associazione distribuzione moderna; Fabio Sordi, direttore commerciale Selex.



“C’è bisogno di disruption innovation, di innovazione dirompente, oggi la qualità dell’ortofrutta in Gdo non riesce ad essere all’altezza di quella dei mercati, a volte la frutta è buona e a volte non lo è”, ha detto Gasbarrino. “Il consumatore, come emerge dal Monitor di Agroter, vorrebbe trovare spaghetti di verdura? Benissimo, ma cominciamo a fare in modo che la frutta sappia di qualcosa. Perché al prezzo alto, spesso, non corrisponde un’adeguata qualità ed è un bel problema. L’innovazione, inoltre, deve essere accessibile, altrimenti non ha futuro”.

“In Gdo spesso non si parla di consumatore ma di cliente, cioè di scontrini e fatturati - ha sottolineato Marcomin - non basandosi sulle reali aspettative e convinzioni del cliente. Auchan sta provando a cambiare registro e vede con interesse l’innovazione, ma è un processo che richiede attenzione: recentemente abbiamo abbondantemente ampliato l'offerta di burger, ciò però ha penalizzato la IV gamma nel suo complesso”.

“Dovremmo ascoltare di più il consumatore, c’è insoddisfazione”, ha spiegato Panzeri. “Il fatto che gli spaghetti di verdura siano una delle nuove priorità segnala forse il disagio di chi non gradisce quanto compra e allora si butta su qualcosa di innovativo…”



“Il reparto ortofrutta va ripensato anche dal punto di vista dimensionale- ha sottolineato Mazzini -dispone di una superficie che non va oltre l’8% negli iper e il 10% nei supermercati, residuale rispetto agli altri spazi che vengono pensati e strutturati prima. L'obiettivo del 20% però è raggiungibile, va capito come e va cambiata la visione, è un processo che deve partire da noi tutti. Quello dell’ortofrutta è l’unico reparto che ogni settimana deve conquistare la fiducia del consumatore: dobbiamo tornare a vendere prodotti buoni. Se non possiamo mantenere la promessa di offrire ortofrutta di alta qualità, preferiamo non averla in assortimento”.

“Tutto giusto quanto detto finora, ma il reparto ortofrutta deve prima di tutto essere coerente con il resto del negozio”, la considerazione di Sordi. “Non servono barriere interne, bisogna esporre al meglio, pensando a soluzioni e spazi alternativi: le avancasse sono ad esempio un riferimento molto interessante per frutta e verdura”.

Cambiamenti e nuovi scenari caratterizzano negli ultimi tempi non solo il reparto ortofrutta ma tutto il mondo del retail: su questo si è soffermato Santambrogio nel suo intervento all’inizio della sessione pomeridiana di Think Fresh (cliccare qui per leggere) e nella tavola rotonda.

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