Il boom delle imprese straniere in Italia

Crescono cinque volte più della media e proliferano nel commercio. Dati e mappa

Il boom delle imprese straniere in Italia
Il boom delle imprese straniere: crescono quasi cinque volte più della media e, da sole, rappresentano il 42% di tutto l'aumento delle imprese registrato nel 2017 con una forte presenza nel commercio, soprattutto in quello al dettaglio. Le aziende costituite da cittadini nati all’estero, alla fine dello scorso anno, ha raggiunto le 590mila unità, pari al 9,6% di tutte le imprese registrate sul territorio nazionale. Nel corso del 2017, stando ai dati Unioncamere-Infocamere che fanno riferimento ai dati del Registro delle imprese delle Camere di commercio, il loro numero è aumentato di 19.197 unità come risultato del saldo tra 57.657 aperture e 38.460 chiusure: un tasso di crescita del 3,4% contro lo 0,75% fatto registrare dall'intera base imprenditoriale italiana.

Negli ultimi cinque anni, tra il 2012 e il 2017 - stando a rilevazioni Confcommercio presentate ieri a Roma - le realtà commerciali gestite da stranieri sono aumentate del 26,2% mentre le omologhe aziende italiane sono calate del 3,6%. Nel complesso dell'economia gli occupati italiani sono aumentati, sempre negli ultimi cinque anni, dello 0,6% mentre quelli stranieri sono cresciuti dell'15,2%. 

Il settore in cui le imprese di stranieri sono maggiormente presenti in valore assoluto, per Unioncamere-Infocamere, è proprio quello del commercio al dettaglio (circa 162mila imprese, il 19% di tutte le aziende del settore), seguito dai lavori di costruzione specializzati (109mila, il 21% del totale) e dai servizi di ristorazione (poco più di 43mila unità, pari all'11% dell'intero comparto). In termini relativi, però, l'attività a maggior concentrazione di imprese di stranieri è quella delle telecomunicazioni. 



La conferma dell'importanza del fenomeno emerge osservando il rilievo del saldo di imprese di stranieri in alcune regioni (Toscana, Veneto, Liguria, Marche) dove, senza il contributo di questa componente, il saldo regionale del 2017 sarebbe stato negativo. In altre regioni (Piemonte, Emilia-Romagna), l'apporto dell'imprenditoria guidata da stranieri ha invece contribuito significativamente ad attenuare la forte contrazione di quella autoctona, pur non riuscendo a ribaltare il segno negativo del saldo complessivo.  
 
In Italia ci sono al momento oltre cinque milioni di immigrati residenti; le nazionalità più rappresentate sono la Romania (23%) seguita da Albania e Marocco rispettivamente con l'8,9% e l'8,3%. Quasi la metà degli immigrati ha un'occupazione: il 47,8% per l'esattezza vale a dire 2,4 milioni di persone. I dati della Fondazione Leone Moressa evidenziano che il valore aggiunto del loro lavoro rappresenta l'8,9% del Pil Italiano con una particolare incidenza (circa il 17%) nell'ambito della ristorazione e degli alberghi, dell'agricoltura e delle costruzioni. I contribuenti nati all'estero sono 3,5 milioni e versano 7,2 miliardi di Irpef e 11,5 miliardi di contributi l'anno.



Dal punto di vista geografico la regione più attrattiva per l'insediamento di imprenditori stranieri è la Lombardia con 114mila unità, seguita a lunga distanza dal Lazio (77mila) e dalla Toscana (55mila). Guardando alla dinamica del 2017, l'area a maggior tasso di crescita delle iniziative di stranieri è stata la Campania (+6,1% in regione, +9,6 a Napoli) seguita dalle Marche (+4,5% nel complesso e +8,8% a Macerata) e dal Lazio (+4,3%). La provincia "Regina" per concentrazione di imprenditoria straniera resta saldamente Prato, dove il 27,8% delle imprese è a guida straniera. A oltre dieci punti di distanza seguono Trieste (16%) e Firenze (15,8%). 

Tra i Paesi di provenienza degli imprenditori stranieri (con riferimento alle sole imprese individuali, le uniche per cui è possibile associare la nazionalità al titolare), quello più rappresentato è il Marocco, con 68.259 imprese individuali esistenti alla fine dello scorso anno. A seguire la Cina (52.075 imprese) e la Romania (con 49.317). 

A Milano sono concentrate quasi la metà (il 44,7%) delle imprese egiziane in Italia e l’11% di tutte le aziende cinesi, mentre il Bangladesh ha il suo quartier generale a Roma, che ospita il 42,5% di tutte le aziende del Paese. A Napoli, invece ha sede il 19,6% della comunità imprenditoriale pachistana.

"L’aumento delle imprese straniere è un dato di fatto e il fenomeno ha molteplici ricadute, che vanno certamente dal pericolo legato alla perdita di professionalità e conoscenza profonda dei prodotti, al rischio del mancato rispetto delle regole che pesano sulle imprese", dice a Italiafruit News la presidente dei dettaglianti dell'alimentazione Fida-Confcommercio Donatella Prampolini. "Un fenomeno che non può essere ignorato: il nostro impegno associativo passa dal mettere a disposizione dei nuovi imprenditori il supporto per formarsi e conoscere tutti gli obblighi a cui devono sottostare in Italia. Solo così possiamo limitare fenomeno di concorrenza sleale alle nostre imprese".

Secondo le rilevazioni di Confcommercio, intanto, tra il 2008 e il 2017 i negozi in sede fissa si sono ridotti in Italia del 10,9% (quasi 63mila in meno). Le maggiori contrazioni della sede fissa investono i settori tradizionali ma non l’alimentare; crescita impetuosa per ristorazione e alloggi. Per quanto riguarda gli ambulanti, al Nord svolgono un ruolo di "supplenza" nei confronti dei negozi mentre al Sud si verificano crescite impetuose, con un significativo +259% a Palermo.

Copyright 2018 Italiafruit News