Basf punta sul peperone italiano

Basf punta sul peperone italiano
Sono circa 7.000 gli ettari in Italia dedicati alla coltura del peperone, un ortaggio molto apprezzato sia in Italia che in Europa e la cui domanda interna non viene ad oggi soddisfatta, rendendo necessarie importazioni dall’estero, a fronte di una richiesta in costante aumento del prodotto, sia fresco che trasformato. Una crop dall’altissimo potenziale in termini di produzione e di mercato quindi, su cui Basf Vegetable Seeds, a brand Nunhems, sta puntando. Si tratta di varietà, quelle proposte dall’azienda sementiera, che stanno performando bene, altamente produttive e con frutti dalla polpa spessa e pacchetti di resistenza elevata alle virosi. Per una coltura dalle molte opportunità e grandi spazi di mercato, che non cresce in superficie pur potendo disporre di specialisti che forniscono consigli varietali e commerciali. In Italia la fetta di coltivazione più importante è rappresentata dal tipo mezzo lungo chiamato Lamuyo - il più vantaggioso per le industrie perché facilmente lavorabile per diversi preparati - mentre Corno di toro e Friarello occupano una superficie inferiore. Pompeo, Ricardo, Aurelio e Solero sono le principali varietà rosse proposte da Nunhems per campo aperto; Rialto, Orazio e United sono invece le gialle. 

Programmare le coltivazioni avendo cognizione del mercato dunque? “In questo periodo dell’anno - spiega Giovanni Orioli, account manager peperone per Basf Vs - i produttori sono in fase di programmazione e vorremmo mettere in evidenza l’alto potenziale di questa coltura. Negli ultimi 20-25 anni la superficie coltivata a peperone si è ridotta a un terzo, per via del fatto che è una coltura dalle elevate competenze tecniche. Questo è il motivo per cui chi coltiva peperone oggi è azienda specializzata. Ma Basf non vuole limitarsi a semplice fornitore di semi e di supporto agronomico - prosegue Orioli - vuole sostenere i suoi clienti a 360 gradi, dando indicazioni su quali sono le tendenze del mercato in Italia, Europa, Nord Africa e Medio Oriente, creando link utili tra produttori e commercianti e nuove opportunità di business”.

Anche la serra, destinata al mercato fresco, è in calo di superfici perché piuttosto costosa. Leggermente diversa la coltivazione in campo aperto, per l’industria di trasformazione, che tende a crescere. In Italia infatti i consumatori preferiscono prodotti pronti: di quarta, quinta e anche sesta gamma. “Stiamo inoltre lavorando - conclude Orioli - verso varietà che maturino più uniformemente per essere disponibili per la raccolta meccanizzata in pieno campo, come già frequente in Spagna e Portogallo”.

Il quadro italiano ad oggi mostra le più importanti aree di coltivazione del peperone in Puglia - eccellente in campo aperto - e Campania, in particolare Salerno (con Agro nocerino Sarnese, Piana di Battipaglia) e Caserta come principali coltivazioni in serra. Spazio di crescita ha poi la Calabria, nel Cosentino e a Crotone, così come è in lieve aumento la coltura in Basilicata, nell’area metapontina. E, ancora, al Nord il peperone si coltiva in Veneto e in Piemonte, in minima parte in Emilia Romagna, e poi in Umbria, Marche e Abruzzo.

Fonte: Ufficio stampa Basf