L'ortofrutta e la sfida della Gdo europea

Vincerla è possibile: gli ostacoli da superare e il cambio di passo necessario

L'ortofrutta e la sfida della Gdo europea
Nello scacchiere della Grande distribuzione europea l'ortofrutta italiana può giocare un ruolo importante. La strada non è in discesa, ma con una strategia mirata e superando alcuni scogli (dalla frammentazione dell'offerta alle difficoltà logistiche) frutta e verdura tricolori possono vincere questa sfida. E' quanto emerso ieri a Fruit Logistica durante il convegno “Il futuro dell’ortofrutta italiana nella Gdo europea” organizzato da Confagricoltura Salerno.



Moderato da Roberto Della Casa, managing director di Agroter e Italiafruit News, all’incontro che si è tenuto all'Italian Fruit Village hanno partecipato anche l’ambasciatore italiano a Berlino, Luigi Mattiolo, e la sottosegretaria alle politiche agricole Alessandra Pesce, intervenuta insieme con i relatori del convegno: Massimiliano Giansanti (presidente Confagricoltura), Franco Alfieri (capo della segreteria del presidente della Regione Campania), Antonio Costantino (presidente Confagricoltura Salerno), Claudio Mazzini (responsabile commerciale freschissimi Coop Italia), Gennaro Velardo (presidente Italia Ortofrutta), Giovanni De Angelis (presidente Anicav) e Valentino Di Pisa (presidente Fedagromercati).

"E' necessario un rafforzamento dei legami dentro la filiera e tra i produttori - le parole di Pesce - Il governo c’è e personalmente mantengo l'impegno su questo settore, convinta che ci siano grandissime potenzialità. E la piazza di Berlino lo testimonia".



Sui mercati internazionali, però, come ricorda Della Casa, negli ultimi anni ci sono stati tentennamenti e difficoltà. "Quando parliamo di Gdo, all'ortofrutta si richiedono due cose fondamentali: organizzazione, che è il nostro tallone d'Achille, e italianità, un elemento distintivo che ci è riconosciuto in tutto il mondo".

"E' fondamentale scegliere il posizionamento strategico che il settore deve avere: lavorare sul mercato interno o competere sui mercati internazionali con i grandi player - questa la riflessione di Mazzini - Non è banale. Volumi ed efficienza sono la base, è quindi necessaria aggregazione, continuità, logistica... In sintesi aggregare e dare coerenza a quello che offriamo, raccontando più e meglio quello che siamo".

Aggregare prodotto e fare massa critica per affrontare i mercati internazionali. Ma per Antonio Costantino "le Organizzazioni di produttori sono sistemi troppo piccoli, andrebbero aggregate anche le Op. Ricerca, innovazione varietale e apertura di nuovi mercati sono le strade da seguire. La Piana del Sele, in provincia di Salerno, è una delle migliori zone dove produrre ortofrutta e vogliamo qui creare un distretto agroalimentare".

Recupero straordinario. Gran parte della competitività dipende dalle imprese - sottolinea Franco Alfieri - dalle Op e dalla capacità di innovare e riconvertire. Per reinventare un settore serve spostare il confine dell’impossibile: dobbiamo osare e lavorare insieme".

Valentino Di Pisa ha ricordato il ruolo dei grossisti nella filiera, di cui rappresentano un anello in evoluzione. "Oggi, nei confronti della Gdo, siamo spesso perdenti perché non riusciamo a servirla a causa di errori del passato e al nodo degli orari".



"La filiera ortofrutticola è sempre più sotto pressione e risente molto del mancato sviluppo del sistema infrastrutturale italiano - evidenzia Giansanti - Pensiamo solo al gap competitivo che c'è con gli spagnoli sul fronte del costo del gasolio. Un gap di cui si fanno carico i produttori. Manca una strategia di crescita a livello di Paese: abbiamo aspettato che qualcuno potesse farla, nel frattempo altre nazioni, senza avere le tipicità italiane, sono riuscite ad arrivare sui mercati, cercando gli spazi e creando valore aggiunto".

"Imparare a fare sistema - questo, in conclusione, l'auspicio di Gennaro Velardo - anche nelle proposte che avanziamo al mondo politico".

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