EcorNaturaSì, la battaglia per il prezzo giusto

EcorNaturaSì, la battaglia per il prezzo giusto
Sui campi italiani convenzionali, un chilo di pomodori da passata viene pagato 8 centesimi al chilo, un chilo di grano duro 22 centesimi, un litro di latte di pecora – come abbiamo visto dalle proteste dei produttori – 55 centesimi e anche alimenti prodotti in zone di agricoltura montana (un tipo di attività che di per sé stessa si può ormai definire eroica) subiscono lo stesso deprezzamento. Ma si può fare diversamente. EcorNaturaSì arriva a retribuire gli agricoltori 33 centesimi al chilo per il pomodoro da passata e 45 centesimi per il grano duro. E garantisce un euro al litro per il latte di pecora utilizzato per il suo pecorino.

“Il primo passo da compiere è quello di riconoscere agli agricoltori il giusto prezzo per i loro prodotti, perché l’agricoltura cessi di essere un’attività inquinante e distruttiva del pianeta e una causa di sfruttamento lavorativo dei braccianti”, dice Fabio Brescacin, presidente EcorNaturaSì. “Quello che viene pagato agli agricoltori non riesce a coprire i costi del lavoro e delle risorse impiegate, e il nostro impegno è quello di garantire ai nostri clienti un prodotto non solo di qualità, ma che offra garanzie di giustizia sociale per i lavoratori coinvolti e il massimo sforzo per la salvaguardia del pianeta”, continua Brescacin. “Proprio la salute del pianeta dipende anche da un giusto prezzo da riconoscere agli agricoltori, in modo da garantire cibo sano, la tutela della terra, l’abbattimento del rischio di impoverimento del suolo e la diminuzione dei rischi legati ai cambiamenti climatici. Rischi che continuiamo a vedere quotidianamente sotto i nostri occhi”.

Se ne è parlato ieri nel convegno “Un giusto prezzo per un prodotto agricolo di qualità” organizzato dalla Mountain Partnership della Fao presso la sala Cavour del Ministero delle Politiche agricole. EcorNaturaSì partecipa con il suo presidente Fabio Brescacin, con lo scopo di promuovere una riflessione sul giusto prezzo sia tra i produttori che tra gli stessi consumatori, con l’obiettivo di superare il mito di un prezzo sempre più basso, un prezzo che in realtà danneggia tutte le parti coinvolte. L’incontro, aperto da Giorgio Grussu di Mountain Partnership, ha visto anche il saluto di Grammenos Mastrojeni, coordinatore Ecosostenibilità, Cooperazione e Sviluppo del Ministero degli Esteri; Nazzareno Gabrielli, vicedirettore di Banca Etica, con cui EcorNaturaSì ha siglato un accordo per rafforzare il sostegno finanziario a tutta la filiera del biologico; Stefano Ciafani, presidente di Legambiente; Piero Sardo, presidente della Fondazione Slow Food; Vincenzo Linarello, presidente di Goel – Gruppo cooperativo e l’intervento conclusivo di Alessandra Pesce, sottosegretaria di Stato Mipaaft.

Il prezzo non è giusto. E non è giusto per gli agricoltori, che spesso ricorrono a scorciatoie illegali come lo sfruttamento della manodopera, così come per i consumatori che senz’altro pagano meno nell’immediato, ma perdono per quel che riguarda la qualità del cibo, dell’ambiente, della stessa salute. Dietro il prezzo basso dei prodotti agroalimentari si nascondono costi occulti che vengono ribaltati su tutta la società e hanno effetti non solo economici.

Solo in Europa vengono spesi ogni anno 163 miliardi di euro per spese sanitarie legate all’esposizione agli interferenti endocrini, una categoria a cui appartengono quasi tutti i pesticidi utilizzati nell’agricoltura convenzionale. Una quantità non ancora pienamente calcolata di miliardi viene impiegata per far fronte all’inquinamento dell’acqua e alla perdita di biodiversità. Per l’erosione dei suoli vengono stimati danni per 1,25 miliardi di euro in tutta Europa e l’Italia paga uno dei conti più salati: l’erosione riguarda un terzo della superficie agricola del Paese e genera una perdita annuale in produttività agricola di 619 milioni di euro.

Fonte: ufficio stampa EcorNaturaSì