Fiducia dei consumatori in risalita, i dati Nielsen

Fiducia dei consumatori in risalita, i dati Nielsen
La risalita dell’indice di fiducia messo a punto da Nielsen è proseguita anche nell’ultimo trimestre del 2018. Un andamento senza dubbio sorprendente visto che la caduta dell’economia tricolore in recessione avrebbe fatto pensare a un aumento dei timori, cosa peraltro verificatasi in tutti gli altri principali Paesi europei. Così, mentre l’indicatore italiano è salito dai 69 punti del terzo trimestre ai 70 del periodo ottobre-dicembre (era a 66 punti dodici mesi fa), la Germania è scesa da 106 a 104, la Gran Bretagna da 102 a 98, la Spagna da 97 a 94 e la Francia da 77 a 64.

L’Italia si è così anche scrollata di dosso il ruolo di fanalino di coda, posizione in cui era relegata da molto tempo. I disordini provocati dalle proteste dei gilet gialli hanno inferto un duro colpo a Parigi che ha accusato un vero e proprio tracollo. E' stato però molto pesante anche il calo di Londra che, molto probabilmente, sta facendo i conti con la prospettiva di una Brexit senza accordo con l’Unione Europea, con tutte le difficoltà che ne conseguirebbero per l’economia di Sua Maestà. I problemi comunque non mancano neanche a Berlino e Madrid: in Germania pesa il rallentamento del settore automobilistico, che è la vera cartina di tornasole dello stato di salute dell’economia tedesca, mentre in Spagna pesa la crisi del governo che, di recente, è sfociata nell’indizione di elezioni anticipate (questo evento rientra però nella prossima rilevazione Nielsen relativa al primo trimestre del 2019). Il buon andamento dell’Italia non vuol certo dire che da noi manchino i problemi ma solamente che i fattori in miglioramento sono più importanti e più numerosi di quelli in peggioramento.

A migliorare è stata soprattutto la percezione della situazione finanziaria da parte delle famiglie: gli intervistati che hanno dato un giudizio negativo nella risposta alla domanda “Come pensi che sarà la situazione delle tue finanze personali nei prossimi 12 mesi?” sono scesi dal 64% al 63%. Sul fronte del lavoro, invece, non ci sono stati miglioramenti ma neanche peggioramenti: resta stabile al 18% la percentuale di coloro che indicano l’occupazione come la principale preoccupazione.

Sembra inoltre venir meno il comportamento ultradifensivo di coloro che destinano al risparmio i soldi disponibili dopo aver soddisfatto i bisogni essenziali. Erano il 50% nel terzo trimestre e “solo” il 45% nel quarto. Si tratta ovviamente di risorse che diventano disponibili per i consumi ed è così che si spiega la decisa diminuzione di coloro che ritengono l’attuale momento non adatto a effettuare acquisti. Il 72% degli Italiani dichiarano che l’attuale momento “non buono” o “pessimo” per acquistare le cose (beni e servizi) che si desiderano o di cui si necessita “considerando il prezzo dei beni e dei servizi e lo stato delle proprie finanze personali”, contro il 75% della lettura precedente.

Fra le cattive notizie va invece registrata quella che vede crescere dal 14% al 17% la percentuale di coloro che dichiarano di non avere denaro disponibile dopo aver soddisfatto i bisogni essenziali. Un valore molto preoccupante e tra l’altro di decisa crescita che va attentamente monitorato nelle prossime letture per capire quanto strada possa ancora fare il rialzo della fiducia dei consumatori italiani.

Fonte: La Repubblica