In Francia scoppia l’allarme mela-gate

Boom dell'import dalla Polonia. Il settore: il rischio «francesizzazione» è altissimo

In Francia scoppia l’allarme mela-gate
Non solo kiwi-gate, per la Francia esiste anche un serio pericolo di "francesizzazione " delle mele, in questo caso originarie dalla Polonia, secondo Paese produttore melicolo al mondo dopo gli Usa. A lanciare l'allarme è stato Daniel Sauvaitre, presidente dell'Associazione nazionale Mele e Pere (Anpp) in una intervista concessa alla rivista Agricolture & Environnement.

"La maggior parte delle mele polacche che sono vendute nei nostri Mercati all'ingrosso - ha affermato Sauvaitre - presentano gravi difetti che riguardano la marcatura" e non rispettano quindi le norme del commercio comunitario. Cambiare in modo illecito l'origine di questi prodotti è "un'operazione molto facile", ha sottolineato il presidente dopo aver visitato il Mercato parigino di Rungis. 

Con le finte mele polacche, gli operatori francesi possono guadagnare tantissimo: anche più di mille euro per singolo pallet. A Rungis Sauvaitre ha trovato il prodotto polacco venduto a prezzi irrisori, compresi tra 0,18 e 0,45 euro il chilo. E la prepotente crescita delle importazioni (+1200%) suona come un campanello d'allarme: la Polonia, secondo i dati dell'Anpp, ne ha esportate in Francia 13.900 tonnellate da agosto 2018 a febbraio 2019, rispetto alle 1.150 tonnellate dello stesso periodo dell'annata precedente.  


 Daniel Sauvaitre

"Le mele polacche, grazie ai loro prezzi, hanno invaso il mercato francese e trovato acquirenti senza problemi", ha specificato Josselin Saint-Raymond, direttore dell'associazione di settore. "Il costo del lavoro, che rappresenta il 60% dei costi di produzione delle mele, è del 75% più basso in Polonia. I produttori di mele polacche, inoltre, non hanno familiarità con la sovra-trasposizione delle regole europee in materia fitosanitaria, né per la commercializzazione né per l'uso di prodotti chimici".

Per l'Anpp il rischio frodi è altissimo e ragionevole dato che la Dgccrf (Direzione francese generale della concorrenza, dei consumi e della repressione delle frodi) dispone di risorse limitate. "Dobbiamo offrire - ha concluso Sauvaitre - una scelta chiara ai consumatori. L'esposizione dell'origine in tutte le reti di distribuzione, compresa anche la ristorazione collettiva, è un imperativo che occorre difendere ardentemente". 

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