Angurie, c'è anche chi piange

Il grido di dolore di un importante produttore dell'arco ionico: «Perdite mostruose»

Angurie, c'è anche chi piange
Campagna angurie positiva? Non per tutti. Come spiega l'imprenditore agricolo Antonio Donno, 29 anni, il territorio dell'arco ionico che si estende dal Metaponto a Massafra (Taranto) si sta trovando in seria difficoltà dopo la "deludente stagione dei cocomeri, partita verso la fine di luglio e condizionata dalla grandine".

"Io sono uno dei più importanti produttori locali di angurie di qualità, nonché uno dei più giovani - ci confida - Nella nostra zona, purtroppo, ci sono tantissime aziende agricole che avranno seri problemi ad affrontare la campagna delle colture orticole invernali. I cocomeri, infatti, sono stati venduti sottocosto. E anche i commercianti, che sono venuti qui a comprare i raccolti in blocco, hanno passato due mesi neri. Al punto che, per quanto mi riguarda, sono dovuto andare incontro alle richieste di pagamento posticipato a giugno 2020".

In pratica, l'imprenditore sarà remunerato solo tra dieci mesi. "Le perdite dell'annata 2019 saranno mostruose per tutti gli operatori - aggiunge - E non solo nel segmento delle angurie, ma anche per pesche, albicocche, susine, meloni. L'arco ionico ha infatti vissuto un'estate disastrosa". 


Il bilancio negativo andrà inevitabilmente a impattare sia sui futuri investimenti che sulla fiducia degli imprenditori. "Adesso stiamo piantando le brassiche come il cavolo verde, il cavolfiore bianco e quello romanesco. Prodotti che la nostra azienda coltiva su circa 90 ettari. Nove imprese su dieci, quest'anno, hanno deciso di lasciare incolti i terreni per mancanza di soldi e di fiducia. Gli ettari coltivati a cavoli e cavolfiori, così, scenderanno del 70% rispetto all'anno precedente".

"Personalmente mi sta passando la voglia di fare il produttore, una mansione che svolgo da dieci anni. Si lavora sotto il sole tutto il giorno, talvolta trascurando la famiglia e dipendendo sempre più dalle pazzie del clima. Ma i guadagni per ettaro, ormai, sono miseri", conclude Donno. 
 
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