Biologico, l'ostacolo del prezzo

Verdure tra i prodotti trainanti del comparto, bene la IV Gamma: i dati

Biologico, l'ostacolo del prezzo
Continua il connubio tra biologico e Grande distribuzione, con il trend positivo dell'alimentare "organic" (+1%) trainato nell'ultimo anno dai freschi, dove il confezionato performa meglio dello sfuso. Ma il bio resta un "comparto da ricchi", visto che il profilo delle famiglie acquirenti tratteggiato da Nielsen è fatto da nuclei poco numerosi, residenti al Nord e con alto reddito.



Ieri durante Rivoluzione Bio, la giornata di lavori che ha preceduto l'inaugurazione odierna del Sana di Bologna, sono emersi numeri positivi per l'ortofrutta biologica. Continua la crescita delle verdure di IV Gamma, che nell'anno terminante a giugno 2019 hanno fatto registrare vendite in Iper e Super pari a 31,4 milioni (+6,7%) raggiungendo un peso sulla categoria del 5,1%. La frutta secca senza guscio tocca i 26,3 milioni di vendite (+12,6%) per un peso del bio sulla categoria del 9,2%. Momento no dei limoni, che perdono terreno: vendite a 22,1 milioni (-7,5%) e peso sulla categoria del 16,6%. Tra i prodotti biologici più venduti ci sono poi confetture e spalmabili di frutta (89,4 milioni, +2,4%) e i nettari (19,4 milioni, +0,1%).



Sempre nell'anno terminante a giugno 2019, secondo i dati di Nielsen, le vendite di verdura biologica nella Gdo italiana sono aumentate del 5% (con i prodotti confezionati che segnano un +13,2%), la frutta secca dello 0,5%, mentre la frutta fresca lascia per strada l'1,7% (anche se la frutta confezionata aumenta del 6,2%).

Ampliando lo sguardo all'intero comparto, la spesa per i prodotti alimentari biologici ha sfiorato i 2,5 miliardi di euro nel 2018 - secondo quanto elaborato da Ismea - raggiungendo una quota del 3% sul valore complessivo dell'agroalimentare. Anche i primi 6 mesi del 2019 indicano un'ulteriore crescita degli acquisti nel canale domestico del +1,5%, nonostante la condizioni meteo avverse abbiamo limitato l'offerta di molte produzioni, ortofrutta in primis.



A trainare le vendite, come anticipato, è la Gdo (+5,5% in valore sulla prima metà del 2018), che negli ultimi 10 anni ha visto aumentare le vendite di prodotti agroalimentari bio del 217%. Grazie ad un ampio assortimento dell'offerta e a prezzi competitivi il canale moderno ha avvicinato il bio a nuove e ampie fasce di consumatori, ma il nodo del prezzo soglia resta: il bio piace, ma capita che certi consumatori rinuncino all'acquisto per un valore troppo alto.



"Per il biologico - ha spiegato Nicola De Carne, retailer client business partner di Nielsen - rimane un posizionamento di prezzo molto elevato per le tasche di tanti italiani. A fronte di un 15-16% di consumatori che apprezzano il bio, lo vogliono comprare ed effettivamente lo comprano; c'è un 57% di italiani che riconoscono il valore del bio, vorrebbero acquistarlo ma non lo fanno principalmente perché il prezzo è alto. In termini prospettici, se si riuscisse a ottenere una maggiore produttività, che possa consentire di contenere il prezzo del bio, c'è una percentuale di italiani che potrebbe accedere a questa tipologia di prodotti davvero enorme".



E Giuseppe Zuliani, direttore customer marketing e comunicazione di Conad, ha aggiunto: "L'errore di fondo è il non essere riusciti a trasmettere il valore corretto dell'offerta biologica: se ci fosse più capacità di trasmettere il valore credo che oggi non parleremmo di prezzi, ma per esempio di cosa rappresenta un prodotto bio per l'ambiente, la comunità in cui l'azienda lavora e molto spesso di condizioni di lavoro più umane e inclini a uno sviluppo complessivo".

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