Cimice asiatica, il Trentino trema

Cimice asiatica, il Trentino trema
Trento. Man mano che prosegue il raccolto delle mele, dopo le Gala a Trento sud è già iniziato quello della Stark delicious, emerge sempre con maggiore chiarezza la gravità degli attacchi della cimice asiatica. Molte e molto forti le preoccupazioni espresse dal mondo dei produttori, il presidente del Consorzio interregionale Ortofrutticolo (Cio) Remo Paterno in un lungo ed accorato appello lanciato in primis all’assessora provinciale all’agricoltura Giulia Zanotelli oltre che a tutti gli organi amministrativi e scientifici del comparto agricolo della Provincia, parla di un problema molto grave, “nelle pere delle regioni del Nord Italia il danno è nell’ordine del 60-70%, mentre sulle mele siamo sul 30-40% di mele colpite”. Per questo prosegue Paterno, “il problema è improcrastinabile e c’è la necessità di agire subito con ogni mezzo adeguato, bene i tavoli di lavoro avviati dall’assessore, ma ora serve agire con ogni mezzo adeguato”.

Forte la preoccupazione di Confagricoltura Trento che per bocca del suo presidente Diego Coller sollecita “l’introduzione dei nemici naturali che la cimice già ha negli ambienti in cui è normalmente insediata. Ma attualmente non è possibile fare il lancio di questi insetti perché manca l’autorizzazione del ministero dell’ambiente. Certo è che i produttori sono esasperati e chiedono risposte a breve per garantire la loro stessa sopravvivenza”.

Riccardo Forti, presidente della Sft, va subito sui dati rilevati nel raccolto della Gala, ma anche sulle altre varietà di mele: “Nei primi 10-12 metri di ogni fila siamo ben oltre il 40% di mele danneggiate”. Anche lui è provocatorio: “Non servono tavoli ma ci vogliono risposte concrete subito. Ci risulta che negli Stati Uniti la cimice asiatica è presente da 16 anni, dobbiamo imparare da loro a difenderci, e su questo si domanda cosa ha fatto la ricerca dell’Istituto di San Michele”.

Pronta la risposta del dirigente del Centro Trasferimento Tecnologico Ricerca Claudio Ioriatti: “Non credo si possa parlare di ritardo nell’affrontare il problema da parte della ricerca Fem, già nel 2011 dopo 7 mesi negli Usa a contatto con la ricerca anche nel settore della cimice asiatica, al mio ritorno in Italia ho subito allertato la ricerca a livello nazionale con un articolo sulla cimice negli Usa e sul fatto che dovevamo prepararci ad affrontare il problema anche da noi. Già nel 2014 un primo vertice sul tema con altri istituti di ricerca di altre regioni, dopo aver scoperto la presenza dell’insetto. Da subito ci siamo resi conto che la lotta andava impostata con gli insetti antagonisti, che anche da noi devono poter essere rilasciati dopo le opportune verifiche, quindi una difesa biologica. Questi insetti sono presenti in tutti i paesi asiatici dove la cimice è presente, ma per usarli da noi è necessaria una modifica del quadro legislativo. La cosa l’ abbiamo spiegata a tutti compresa la nostra delegazione parlamentare perché facessero pressione sul Ministero dell’Ambiente visto che la competenza è sua. Sappiamo che anche la nostra assessora all’agricoltura si è attivata. Ora il decreto è stato emesso ma mancano le linee guida”.

Certo che nel frattempo la crescita - come ci conferma anche Ioriatti, oltre che i produttori - dal 2018 al 2019 è stata esponenziale, si parla di 10 volte il numero delle cimici asiatiche presenti. E sui tempi di autorizzazione al rilascio nei campi? Ioriatti non si sbilancia visto il tempo che ha già perso il Ministero dell’Ambiente, intanto più si va avanti e più il pericolo è elevato e tutte le varietà saranno attaccate e quindi eliminate.

Fonte: Giornale Trentino