Fruit Attraction, buona la prima

Partenza in grande spolvero. Appello di Bruni (Cso) per l'export italiano

Fruit Attraction, buona la prima
Fruit Attraction fa subito il pieno. Almeno in quei padiglioni dove la presenza spagnola e sudamericana ha animato e colorato la fiera. L'appuntamento di Madrid - giunto all'edizione numero 11, inaugurata ieri dal ministro all'Agricoltura spagnolo Luis Planas - si conferma una piazza strategica per l'ortofrutta: la Spagna come al solito mostra i muscoli con le migliori aziende e le Regioni che giocano un ruolo da protagoniste. Quest'anno balza poi agli occhi la presenza della Francia, meglio organizzata e più numerosa dello scorso anno; anche la Grecia fa sistema portando alla kermesse iberica soprattutto kiwi, mentre si consolida la presenza degli operatori del Sud America - espositori e visitatori - come confermano soprattutto le imprese delle tecnologie italiane, che hanno avuto modo di incontrare i loro clienti più lontani.



La bandiera italiana sventola soprattutto nelle Hall 3, 8 e 10. Le impressioni raccolte a caldo sono generalmente positive e spicca la voglia di affermarsi in chiave export, come sottolinea Paolo Bruni, presidente di Cso Italy.



“Qui non c’è solo la voglia di esserci ma vediamo anche la volontà delle nostre imprese di continuare ad affacciarsi sulla ribalta internazionale con la ferma determinazione non solo di confermare la loro presenza ma anche di intrecciare nuove relazioni, di cogliere nuove opportunità e di crescere. Spiace, alla luce di questo, che a livello di sistema i conti non tornino, che, come purtroppo è noto da qualche giorno, l'interscambio commerciale con l’estero della nostra ortofrutta registri per la prima volta un saldo negativo per 12 milioni di euro. Un grande Paese ortofrutticolo come l’Italia non può diventare un importatore netto. Siamo su un piano inclinato, non sarà facile, ma dobbiamo raddrizzarlo”.



Negli spazi di “Italy, The Beaty of Quality”, la collettiva di Cso Italy, ci sono dieci tra le maggiori aziende ortofrutticole del nostro Paese. “Siamo qui - aggiunge Bruni - in questa fiera che cresce di anno in anno e attorno a questo nostro stand vediamo aziende spagnole, quindi di un Paese che ha sviluppato relazioni internazionali di primo piano e che, per fare due esempi, può esportare in Cina pesche, nettarine e uva da tavola e in Vietnam, mercati preclusi ai nostri esportatori. Vediamo stand di Olanda e Belgio che possono esportare in Cina le pere, di cui siamo i primi produttori europei, ma in Cina non ci possiamo andare. Il settore lo sa. Questi handicap devono essere superati se non vogliamo che le aziende chiudano. Gli accordi internazionali, i famosi dossier, vanno avanti se la nostra classe politica, se il nostro governo, se il nuovo ministro si impegnano in prima persona supportando con un’azione politica decisa il lavoro degli esperti. Riconosciamo alla ministra Bellanova di aver colto il problema quando ha dichiarato che occorre investire maggiormente nell’internazionalizzazione. Questa è la strada giusta che dobbiamo percorrere. Ecco - precisa il presidente di Cso Italy - da Madrid deve partire un appello alla nostra politica di cui sono profondamente convinto. Se non vogliamo che un settore fondamentale della nostra agricoltura, del nostro export, della nostra economia muoia, dobbiamo agire, è il tempo di agire. L’esempio l’abbiamo qui, attorno a noi, in questo Paese che è diventato la locomotiva dell’ortofrutta europea, ruolo che per molti anni è stato del nostro Paese. Non è tempo di aspettare - conclude Bruni - L’ortofrutta non può essere lasciata sola”.

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