Maculatura bruna, l'urgenza di trovare strategie efficaci

Alla ricerca di possibili soluzioni. Il punto a FuturPera

Maculatura bruna, l'urgenza di trovare strategie efficaci
Negli ultimi due anni la coltura del pero in termini di patogeni killer non si è fatta mancare nulla. Se della cimice asiatica se ne è parlato diffusamente, anche perché non attacca solo il pero ma un numero molto ampio di specie, la maculatura bruna (e pure l’alternaria) è passata quasi in secondo piano. E dire, che negli ultimi due anni questa malattia provocata dal fungo Stemphylium vesicarium, in diverse aziende, ha provocato dei danni più gravi di quelli causati da Halyomorpha halys, compromettendo l’intera produzione.

Giustamente a Futurpera durante il primo giorno del World Pear Forum, se ne è parlato diffusamente durante tutta la sessione pomeridiana, ed il quadro che è emerso è effettivamente preoccupante dopo che i tecnici delle principali strutture ortofrutticole emiliano romagnole e non solo, come Agrintesa, Cico/Mazzoni, Afe, Consorzio agrario Dell’Emilia, Op Corma e Fruit Modena Group hanno relazionato sull’esperienze dirette in campo.



Dalle parole dei tecnici è emerso come la situazione si sia aggravata improvvisamente negli ultimi due anni a causa delle condizioni climatiche particolarmente favorevoli per lo sviluppo del patogeno. Per esempio, maggio 2019 è stato il più piovoso da 50 anni a questa parte oltre che il più freddo. Condizioni inusuali che hanno favorito il ciclo vitale del fungo che ha mostrato i primi sintomi sui frutti già verso fine maggio inizio giugno, quando di solito si notano in prossimità della maturazione nei mesi successivi. L’altro punto comune è la completa inefficacia delle strategie di difesa chimica (l’unica efficace) fino ad ora sviluppate, con i tecnici visibilmente preoccupati per la prossima stagione, in quanto l’inoculo sarà sicuramente superiore col rischio di aumentare il danno. Occorre sottolineare come la situazione sia particolarmente grave nel Ferrarese e nel Mantovano, mentre gli areali Modenesi e soprattutto quelli Romagnoli, hanno subìto i danni minori.

Per quanto riguarda le soluzioni possibili, si è parlato di sanitizzare il cotico erboso all’interno del frutteto attraverso trattamenti o con mezzi meccanici, con la  controindicazione che in caso di stagioni piovose diventa difficoltoso entratre in frutteto con le trattrici. Per quanto riguarda la difesa chimica integrata, che è l’unica arma a disposizione per contrastare questo fungo, è sicuramente limitata dalle revoche di principi attivi oltre che da etichette sempre più stringenti. Si stanno sperimentando miscele diversi principi attivi, nella speranza che in futuro non troppo lontano si introducano molecole efficaci.

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