«Lotta alla cimice asiatica, mazzata dall'Europa»

Verso lo stop all’utilizzo del chlorpyrifos-methyl. Bellanova: lavoriamo per la deroga. I commenti

«Lotta alla cimice asiatica, mazzata dall'Europa»
"La mancata autorizzazione all’utilizzo del chlorpyrifos-methyl, al momento l’unico rimedio contro la cimice asiatica, è un grave errore dell’Unione Europea". Non usa mezzi termini la ministra delle Politiche Agricole Teresa Bellanova dopo la votazione finale della proposta di regolamento predisposto dalla Commissione, che prevedeva il non-rinnovo di questa sostanza attiva. 

La decisione è passata con una maggioranza qualificata molto risicata (68%, serviva il 65%); penalizzati i Paesi mediterranei, decisiva la posizione del Regno Unito, Paese che sta uscendo dall’Europa. L’insetticida, ora, potrebbe finire nella black list comunitaria già dal prossimo mese di gennaio.

"So bene -  afferma la responsabile del Mipaaf - come per i nostri produttori e per l’intera filiera sia importante disporre di efficaci mezzi di difesa fitosanitaria per il controllo dell’emergenza almeno fino a quando non saranno disponibili misure alternative. Per questo serve con urgenza una deroga nazionale sulla quale dovremo lavorare con il ministro della Salute Roberto Speranza”.  “La cimice asiatica - conclude Bellanova  - è un’emergenza europea connessa alla crisi climatica, per questo all'Europa chiediamo uno sforzo e siamo già impegnati con i nostri uffici per negoziare una deroga con Bruxelles".



“Accogliamo con profonda delusione la notizia della mancata ri-autorizzazione da parte della Commissione Ue all’utilizzo del chlorpyrifos-methyl, che auspicavamo fosse finalizzata alla difesa delle produzioni ortofrutticole dalla cimice asiatica”, rincara la dose il coordinatore del settore Ortofrutticolo di Alleanza Cooperative Agroalimentari Davide Vernocchi.

“In attesa di poter disporre di ulteriori informazioni circa la proposta approvata e le posizioni emerse nei lavori comunitari - prosegue Vernocchi – non capiamo comunque perché ancora una volta a pagare debba essere il mondo agricolo, che non ha alcuna responsabilità rispetto al verificarsi di attacchi alle produzioni causate da insetti patogeni come la cimice, sempre provenienti da Paesi extra-Ue". E incalza: "Quest’anno solo la produzione di pere si è dimezzata con un danno economico intorno a 300 milioni di euro. Ci chiediamo con quali mezzi poter evitare una nuova tragedia la prossima campagna”.

“L’unico antagonista naturale alla cimice asiatica, la vespa samurai, potrà avere i suoi primi benefici solo nei prossimi anni", spiega Vernocchi “e pertanto nel breve termine il chlorpyrifos-methyl è l’unico efficace mezzo di difesa fitosanitaria”. Di qui la richiesta di una "deroga specifica e transitoria all’utilizzo del chlorpyrifos-methyl come è espressamente previsto dal Regolamento comunitario 1107/09". "Resterebbe comunque in piedi il problema - osserva Vernocchi - che anche nel caso riuscissimo ad avere una deroga nazionale, avremmo poi difficoltà ad esportare visto che la deroga all’utilizzo della sostanza sarebbe concessa solo all’Italia, rimanendo vietata in tutto il resto d’Europa”.



La decisione di non rinnovare l’approvazione Ue per Clorpirifos e Clorpirifos-metile
fosforganici utilizzatissimi contro la cimice asiatica, non sorprende: il recente aggiornamento dell’Efsa (nella foto sopra la sede), pubblicato sul portale dell’Autorità per la sicurezza alimentare, ha confermato quanto affermato in luglio dalla stessa agenzia di Parma che aveva "condannato" entrambe le molecole definendole pericolose per la salute.

Ma c’è chi parla apertamente di errore di valutazione: per l’Associazione Regionale Pugliese dei Tecnici e Ricercatori in Agricoltura “si fa confusione tra Chlorpyrifos e Chlorpyrifos-methyl; il secondo ha un profilo ecotossicologico nettamente migliore, con una residualità nell'ortofrutta gestibile dai tecnici di campo e ben accettata di retailer".

A questo punto, come fa presente Agronotizie, solo un intervento deciso da parte degli Stati europei potrebbe rallentare il processo di cancellazione. Se anche il parere dei Paesi membri non fermerà la Commissione resterà l’azione legale, che peraltro negli ultimi tempi si è rivelata utile per prolungare i tempi senza però rivelarsi risolutiva.

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