Lascia il posto fisso per dedicarsi al suo meleto biologico

Lascia il posto fisso per dedicarsi al suo meleto biologico
Il biologico è da tempo una realtà in crescita, considerata da molti coltivatori e allevatori l'unica possibilità di affrontare il mercato globale puntando più sulla qualità che sui costi bassi, rendendo al tempo stesso l'azienda competitiva. 
Gli ultimi dati dell'annuario Fibl, l'Istituto di ricerca per l'agricoltura biologica, dicono che nel 2018 il mercato del biologico in Europa è stato il secondo al mondo con 40,7 miliardi di euro, superato solo dal Nord America, con 43 miliardi. L'Italia è il paese europeo con più produttori di biologico e il secondo per superfici coltivate, un fenomeno in crescita legato non solo a scelte di convenienza ma, in molti casi, anche a ideali e passione.

Incontriamo a Mel, provincia di Belluno, Enrica Balzan, una giovane rappresentante del "popolo dei bio-coltivatori" che ha deciso di realizzare un'azienda interamente dedicata alla produzione biologica di frutta, soprattutto mele, in una zona vocata a questo frutto. Con vero spirito imprenditoriale, Enrica ha deciso di mettersi in discussione, come lei stessa ci racconta: "Mi sono avvicinata all'agricoltura per caso: avevo un posto fisso, una laurea in tecnologie alimentari. Informandomi in giro mi sono imbattuta in questa esperienza, nel 2014 ho aperto la partita iva agricola e ho messo in piedi questa aziendina sperando di riuscire a portare uno stipendio a casa. La mia azienda copre poco più di un ettaro di terreno. Su 5000 metri quadrati c'è il meleto, negli altri 4000 mq ho produzioni orticole. A luglio 2018 ho terminato il periodo di conversione biologica, una scelta che trovo naturale, quasi scontata".

I fondi europei sostengono la coltivazione biologica così come la redditività delle aziende create da giovani, nel caso di Enrica attraverso il Psr Veneto è stato creato il nuovo frutteto ed è stata acquistata una cella frigorifera che consente di conservare più a lungo la produzione e di venderla meglio; il rischio per questo tipo di azienda è infatti quello di non riuscire a vendere la totalità della produzione nei tempi consentiti dalla naturale degradazione del prodotto, ponendo limiti alla crescita dell'azienda stessa. "Ho ottenuto trentamila euro a fondo perduto - racconta Balzan - e li ho usati per il frutteto, i pali, le reti, l'impianto di irrigazione. Col Psr ho poi acquistato una cella frigorifera dove stoccare le mele".

Con questi investimenti si aprono nuove prospettive per l'azienda e la giovane imprenditrice ha già in mente i prossimi passi: "Spero in un futuro non troppo lontano di utilizzare i miei frutti per fare succo di mele, aceto e tanti altri derivati".

Il progetto è realizzato con il contributo della Commissione Europea. Dei contenuti editoriali sono ideatori e responsabili gli autori degli articoli. La Commissione non può essere ritenuta responsabile per qualsivoglia uso fatto delle informazioni e opinioni riportate.

Fonte: Repubblica.it