Un Bilancio «green»: più bio, meno chimica

"Trentino Frutticolo Sostenibile" macina risultati e guarda avanti. Dati e obiettivi

Un Bilancio «green»: più bio, meno chimica
Dalle parole ai fatti, dalle iniziative sul campo alla comunicazione per dare corpo a quello che sta facendo il mondo frutticolo trentino per mettere a disposizione della collettività un progetto e delle proposte concrete su uno degli aspetti più sentiti e... di tendenza: i dati del “Bilancio di Sostenibilità 2020”, presentati in occasione del convegno “Relazioni sostenibili tra ambiente e mercato" di venerdì all’auditorium Cocea di Predaia (Trento) evidenziano l’impegno, proficuo anche se tutt’altro che concluso, finalizzato a rendere sempre più green e virtuosa la melicoltura trentina. 



Le slide illustrate in modo esaustivo e puntuale da Alessandro Dal Piaz, direttore di Apot e Assomela, rendono pubblici i risultati dell’attività realizzata all’interno del Progetto Trentino Frutticolo Sostenibile; attività che include, tra l'altro, la mappatura del territorio trentino dal punto di vista della biodiversità, oggi certificata, dell’utilizzo delle fonti di energia, a sua volta quantificata e certificata, ma anche della distribuzione delle coltivazioni biologiche e dei relativi progetti in corso, che evolvono in coerenza con gli obiettivi annunciati dai Consorzi. Il documento integrale include una dettagliata descrizione del lavoro di analisi e controllo svolto costantemente dai produttori trentini e dai loro Consorzi. 

L’analisi effettuata da Apot sui residui dei campioni raccolti prima della raccolta evidenzia il 98,8% di conformità, che sale al 99,83% dopo la raccolta. Per chi non segue il programma sono previste sanzioni: 34mila euro quelle comminate nella passata stagione.

Cresce la coltivazione biologica del melo: raggiunti i mille ettari, più che triplicata rispetto a sei anni fa. La qualità biologica del suolo è molto buona. Al terzo anno di analisi, il valore misurato è di 137 rispetto al massimo previsto per la frutticoltura di 150. In crescita anche le varietà resistenti: quest’anno si prevede un obiettivo raggiungibile di 180 ettari, contro i 10 del 2014.

In generale cala anche la distribuzione di sostanze chimiche nell’agricoltura trentina: da 50 chili di principi attivi a ettaro totali (acaricidi, fitoregolatori, fungicidi, insetticidi) del 2012 si è passato nel 2018 a poco meno di 40. Il 70% dei principi attivi utilizzati nella produzione integrata sono impiegati anche nell’agricoltura biologica.



Altro indicatore riguarda la presenza delle api, sentinelle dell’agricoltura. Tra il 2008 e il 2019 il numero degli apicoltori è passato da 1.500 a oltre duemila, gli alveari sono passati nel decennio da 22mila a 34mila. Come dire che "l’atteggiamento del mondo agricolo ha già prodotto risultati importanti".

Tutte le aziende sono certificate Grasp, standard per le buone pratiche sociali applicabile alle aziende della filiera ortofrutticola  in possesso del Globalgap; uno strumento che potrebbe diventare prezioso anche nei rapporti con la grande distribuzione, come caldeggiato dallo stesso Dalpiaz e ribadito ieri  in occasione del convegno ai rappresentanti di Coop e Conad.

Il progetto abbraccia 6.549 aziende trentine attive su 10.120 ettari che danno lavoro a 1.600 lavoratori. per un fatturato di 360 milioni  di euro; la dimensione media aziendale resta piccola (1,55 ettari) ma è in lieve aumento; 30.259 gli appezzamenti. L’effetto sull’occupazione è straordinario, ha sottolineato Dalpiaz: sono stati 23.243 i lavoratori stagionali impegnati nell’agricoltura locale nel 2019, dato in costante ascesa. Diminuiscono gli occupati della Comunità Europea e cresce la componente italiana ed extra Ue. 



Quello che emerge - come ha commentato Roberto Della Casa, managing director di Agroter e Italiafruit News, curatore della pubblicazione dal punto di vista statistico e di comunicazione - è che i trentini, così come gli italiani, stanno prendendo coscienza dei temi della sostenibilità in maniera molto rapida. L’attività nel territorio trentino ha portato a una sostanziale modifica del percepito dell’impatto sull’ambiente delle attività agricole. La popolazione trentina ritiene vi sia un peggioramento dell’inquinamento in generale, ma un campione rappresentativo intervistato nel 2016 e re-intervistato nel 2019 ha colto un sensibile miglioramento dell’impatto delle attività agricole sull’ambiente



Insomma, la strada è ancora lunga, ma il progetto avviato prima che la sostenibilità diventasse "l'ombelico del mondo" conferma la propria valenza e autorevolezza, tanto da  aver generato un impatto positivo sulla percezione della qualità dell’agricoltura. Senza dimenticare gli effetti benefici di una produzione responsabile, in grado di preservare e valorizzare le aree interessate.

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