Coronavirus e il morso della vipera

Analogie per gestire l’emergenza e prepararsi a ripartire: il nostro ruolo

Coronavirus e il morso della vipera
Come affrontare il coronavirus? La mia guida nel prendere le decisioni per fronteggiare l'emergenza Covid-19 affonda le radici nel passato, in quei gesti meccanici che mio nonno mi ripeteva quando ero bambino per insegnarmi come affrontare il morso di una vipera durante le vacanze in montagna.

“Per prima cosa rallenta la circolazione legando la cintura sopra il morso e immobilizza l’arto, poi fai uscire più sangue infetto che puoi dai due fori lasciati dal morso, riprendi fiato e senza farti prendere dal panico chiama i soccorsi. Solo se questo è impossibile, avviati lentamente verso il più vicino punto dove puoi incontrare qualcuno (allora non c’erano gli smartphone)”.

Limitare il più possibile il contagio, rallentare il ritmo delle attività e stabilizzarle su ciò che è possibile fare senza affanno e, solo quando si sarà raggiunto un nuovo equilibrio, ripartire per provare a tornare alla normalità.
Pensare in questo modo mi ha dato conforto e mi ha aiutato a vivere questa situazione in una prospettiva diversa rispetto alla schizofrenia progressiva di quanto ascolto oramai da giorni alla televisione e leggo sui giornali. Spero anche a voi possa fare lo stesso effetto per cui vi invito a rifletterci. Nessuno ha esperienza con questa malattia ma, oltre a quanto gli epidemiologi hanno imparato da altre situazioni simili, abbiamo anche analogie, come le procedure contro il morso di una semplice vipera, che ci possono insegnare qualcosa.



Non si può chiudere in fretta questa partita, oramai credo lo abbiano capito tutti, in fretta occorre solo fermarne la diffusione massiccia. Non si può quindi fare finta di nulla, come fosse una banale influenza, ma non si può neanche esserne terrorizzati. Perché più ci si agita e peggio è, proprio come il morso di una vipera che, su una persona adulta, se trattato come sopra, non è quasi mai letale anche senza siero.

Voler ripartire il prima possibile a tutti i costi, magari anche velocemente, è l’unica cosa che ci può davvero uccidere, proprio come chi, morso da una vipera, si fa prendere dal panico e inizia a correre mandando in circolo rapidamente tutto il veleno, rischiando così di rendere inefficace anche l’antidoto quando arriverà.

Il nostro settore è “fortunatamente” uno dei meno colpiti da questa sciagura e oggi può fare un grande servizio sociale fornendo a una popolazione preoccupata, quando non impaurita, cibi freschi e sicuri. So che vi sono tanti problemi logistici dentro e fuori la Zona Arancione - estesa da oggi a tutta Italia (clicca qui per leggere l'articolo) - so che c’è in giro per il Mondo qualche maledetto sciacallo che anche in un momento simile pensa solo al lucro senza alcuno scrupolo, so che i mercati ortofrutticoli soffrono per la crisi dei piccoli esercizi e del fuori casa, ma nel complesso gli indicatori ci dicono che la domanda interna per il momento aumenta - ed è un segnale molto positivo di questi tempi - per cui abbiamo buone chance per superare questo periodo e arrivare non troppo debilitati alla fine della fase acuta dell’emergenza.

E’ il momento di vedere se questa filiera di cui ci riempiamo tanto la bocca - e io anche tanti convegni - esiste davvero o è tutto “spettacolo” solo per il palco. Serve però renderla sistema mettendo a valore anche le relazioni orizzontali e non solo quelle verticali, superando i confini di principio fra canali lunghi e canali corti. Datevi e diamoci una mano. E’ ora di sviluppare rapidamente relazioni operative efficienti per mantenere vivo il flusso degli approvvigionamenti utilizzando tutte le risorse disponibili. Un bell’esempio pratico ce lo fornisce Mirko Aldinucci nel Sopralerighe qui sotto. Premiare il più possibile le imprese italiane in questa fase di straordinaria emergenza non è populismo, è patriottismo (clicca qui per leggerlo).



Per questo servono nervi saldi, al fine di gestire al meglio questa fase all’insegna della sicurezza sanitaria e della minimizzazione del rischio, per prepararci a essere pronti al rilancio quando le condizioni lo permetteranno. Solo la fretta, non la calma, può ucciderci.

Da parte nostra vi daremo tutto il supporto che possiamo, cercando di rendere il più esaustiva possibile l’informazione quotidiana sugli effetti dell’emergenza sul settore ma, parimenti, anche sull’evoluzione della domanda, sull’avvio delle nuove campagne produttive, sulla disponibilità di nuovi prodotti e servizi. La nostra redazione, seppure in smart working già dall’inizio della scorsa settimana, è più che mai a vostra completa disposizione.

Per fortuna ai tempi di internet le limitazioni alla mobilità non riducono il flusso delle informazioni. Occorre però essere molto precisi e puntuali per rendere il settore consapevole della situazione, non per allarmarlo. Non è sufficiente per invertire la tendenza ma è meglio di niente e, a questo proposito, voglio chiudere riprendendo quanto ha scritto Massimo Gramellini sul Corriere della Sera di sabato. Come diceva John Lennon: “Alla fine tutto andrà bene. E se non va bene, significa che non è ancora la fine”.

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