«Tbrfv, mettere in sicurezza il pomodoro»

Guerresi: «Basta giocare allo scaricabarile, il rischio è alto»

«Tbrfv, mettere in sicurezza il pomodoro»
Si può azzardare un parallelismo tra il coronavirus e il Tomato brown rugose fruit virus: gli effetti del Covid-19 all'inizio sono stati sottovalutati e ora ci troviamo ad affrontare una pandemia che sta sconvolgendo la vita di mezzo mondo. Se pensiamo al settore orticolo, il Tobrfv può impattare in maniera altrettanto forte sulla produzione di pomodoro, a meno che non si decida di fare una seria azione preventiva. Da oltre un anno Hm.Clause Italia sta lavorando a ritmo serrato per affrontare questa nuova patologia nel nostro Paese ma, come spiega a Italiafruit News il direttore generale Cristiano Guerresi, "spiace che a distanza di un anno e mezzo persone che finora non hanno mosso un dito cerchino di spostare la causa del problema su altri. Spiace molto perché il punto di vista dovrebbe essere un altro: è un sistema che deve attivarsi, un sistema in cui tutti sono chiamati a fare la loro parte. Non Hm.Clause, non quattro produttori: se si gioca allo scaricabarile addossando la colpa ora ai vivaisti, ora alle società sementiere, vuol dire che non abbiamo capito niente. Qui non si tratta di fare la voce grossa per ottenere qualche finanziamento a sostegno dell'agricoltura, c'è una grande minaccia che se non affrontata può portare a una situazione drammatica, con pesanti conseguenze a livello economico per l’intera filiera, il problema c’è e va affrontato con molta correttezza, solo se saremo tutti compatti ce la faremo".

La potenza del Tobrfv

Nell'arco degli ultimi 12 mesi, osserva Guerresi, in Italia la situazione è velocemente mutata. "Se lo scorso anno c'erano stati pochissimi casi, portati all'attenzione dell'Università con il lavoro del professor Davino, oggi i focolai si stanno moltiplicando. Un trend che abbiamo già visto in altri Paesi: da Israele, dove il virus è stato trovato per la prima volta nel 2014, alla Giordania nell'anno successivo. Qui, in una zona dedicata alla coltivazione del pomodoro in coltura protetta vicina al Mar Morto, il virus in quattro mesi ha colpito il 99,9% delle aziende; una sola si è salvata, quella che non aveva rotazione di personale. E quando gli operatori si sono spostati a lavorare in un'altra area produttiva a ottanta chilometri di distanza, la patologia ha infettato anche quelle serre".



L'uomo, quindi, con le sue attività - trasporti compresi - è vettore del Tomato brown rugose fruit virus. "Il Tobrfv rimane attivo e stabile per 5 anni sui residui vegetativi e per 5-6 mesi sulle superfici inerti - aggiunge il direttore generale di Hm.Clause - Inoltre resiste fino a 92°C e a condizioni con ph 1: è estremamente stabile e si trasmette in modo meccanico. Questa è una fortuna, perché nonostante sia molto aggressivo e persistente, sappiamo come combatterlo: con la profilassi. Le serre devono essere chiuse, si devono adottare buone pratiche di igiene, evitare contatti... In Italia abbiamo vivaisti altamente professionali che, dopo aver capito la gravità del problema, si sono attrezzati con tutte le precauzioni del caso". Le buone pratiche, però, devono diventare diffuse per mettere in sicurezza il pomodoro.

L'impegno di Hm.Clause

Da quando il virus scoppiò in Israele e poi arrivò in Europa, la ditta sementiera ha iniziato a lavorare per contrastare la diffusione della patologia.

"Abbiamo individuato un metodo di profilassi molto dettagliato, poi declinato in una piattaforma web - racconta Guerresi - Formiamo gli operatori affinché abbiano una conoscenza migliore della patologia attraverso un volume di 62 pagine che contiene anche tutti i punti legati alla profilassi. Condividiamo queste informazioni con vivaisti e produttori che decidono di fare una scelta di ingaggio con noi, che ci dedicano un'ora del loro tempo per compilare una check list e sviluppare una sorta di audit sulle pratiche che stanno attuando. L'obiettivo è spingere gli operatori a maturare una sensibilità più spiccata sull'argomento ed analizzare le misure che si possono implementare. La piattaforma raccoglie le informazioni che poi vengono messe a disposizione delle imprese agricole; un lavoro che portiamo avanti a livello globale in modo da avere una visione ampia sulle best practice e i risultati ottenuti. La patologia è grave, ma i produttori non sono soli: c'è una comunità di professionisti che si sta impegnando in maniera attiva per contrastarla; questo è il messaggio che vogliamo lanciare, non siete soli".

L'Italia è stato il primo Paese in cui la piattaforma di Hm.Clause è stata attivata. "E in circa cinque mesi abbiamo formato più di mille agricoltori in Sicilia, abbiamo assunto una persona che si sta dedicando completamente a questo progetto - puntualizza Guerresi - All'inizio ci sono state forti resistenze, ma abbiamo avuto forza e coraggio per andare avanti: lo scenario, altrimenti, sarà poco edificante, ma finché si specula sugli altri sarà difficile venirne fuori".



In Assosementi, poi, è stato formato un gruppo di lavoro sul Tobrfv. "Ci stiamo impegnando per portare la discussione su tutti i tavoli nella maniera corretta - aggiunge il manager - Più che ottenere un contributo per l'agricoltore colpito dal virus, che è comunque importante, sarebbe anche bene sostenere la produzione affinché attui una buona profilassi. Noi diamo la massima disponibilità alle imprese, che siano o meno nostre clienti, un aiuto per avere analisi certe o indicazioni di carattere tecnico, che forniamo volentieri perché il rischio è per tutti e serve una risposta di sistema. Le ditte sementiere hanno procedure di disinfezione e controllo del seme, vendono prodotti bonificati e certificati: la possibilità che il problema arrivi dalle nostre realtà è veramente remota".

Le prospettive future

Ma è solo il pomodoro ad essere a rischio? "Tutte le solanacee di natura spontanea possono essere vettore del virus - risponde Guerresi - è garantito che quindi possa essere trasferito ad altre specie. Si vedono i primi casi di attacchi su peperone, ma con un vantaggio: qui è stata individuata una famiglia di geni resistenti che, se inserita nel patrimonio genetico del peperone, dona resistenza alla patologia. Purtroppo non è trasferibile ad altre solanacee".

"Il virus si sta diffondendo in tutto il mondo - prosegue - c'è in Cina, negli Usa, in Messico... Se fossi un produttore di pomodoro, nel mercato odierno cercherei di vedere il bicchiere mezzo pieno: perché se ci sono tante aziende colpite dalla patologia, ma la mia è esente grazie alla profilassi che applico, allora potrei avere un grande vantaggio commerciale. Chi saprà affrontare il Tobrfv e continuare a produrre pomodoro farà soldi. E' proprio quello che stiamo cercando di spiegare agli agricoltori - conclude Cristiano Guerresi - così come l'importanza dell'effetto gregge".

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