Tutti i costi del coronavirus per il settore ortofrutticolo

Il caso Spagna. Borras: «Forti rincari, esportare in Europa costa mille euro in più a viaggio»

Tutti i costi del coronavirus per il settore ortofrutticolo
Come il coronavirus sta influenzando e influenzerà il settore ortofrutticolo della Spagna? Paco Borras, ex direttore commerciale del Gruppo Anecoop e attuale presidente del Comitato Export di Freshfel, risponde a questa domanda in un suo editoriale pubblicato martedì 7 scorso dalla testata partner Eurofruit, nel quale entra nel merito dell'impatto della pandemia sul lavoro di tutte le fasi aziendali: dalla raccolta al confezionamento, dalla distribuzione ai trasporti, per arrivare infine alla risposta della clientela.

Raccolta
Il settore produttivo, fino ad oggi, non ha riscontrato secondo Borras una carenza di manodopera, poiché il modello iberico vede una buona parte dei raccoglitori lavorare con contratti non stagionali, ruotando da una regione all'altra e da una coltura all'altra. “Tra qualche settimana ci sarà però certamente bisogno di operai per la nuova campagna della frutta estiva - sottolinea Borras - Alcuni di questi potranno arrivare dall’Almería o da zone di produzione agrumicola, dove le campagne di alcuni prodotti stanno per terminare. Spostare questi lavoratori da una parte all'altra del Paese rappresenterà una sfida sia per le restrizioni che riguardano le persone che possono viaggiare su un singolo veicolo, sia perché il cambio di residenza è diventato un problema. Questi fattori renderanno quindi anche più costoso il trasferimento dei lavoratori”.

Ma la forza lavoro interna non basterà di certo per eseguire tutte le raccolte di frutta estiva. “Aprile è un mese chiave in Spagna in quanto indica la fine della stagione degli ortaggi in serra e l'inizio delle campagne delle drupacee, del melone e dell’anguria - prosegue - La criticità principale sarà quella di trovare abbastanza raccoglitori per colmare il gap lasciato dalle decine di migliaia di lavoratori migranti che, a causa del coronavirus, non possono più entrare in Spagna”.

Centri di confezionamento
Tutti i magazzini dell’ortofrutta del Paese continuano a restare aperti. La maggior parte delle aziende, però, ha dovuto ridurre la propria capacità operativa ed estendere le ore di lavoro al fine di rispettare le misure di distanziamento. Ciò comporta, come spiega Borras, “un aumento dei costi che è essenziale per salvaguardare i lavoratori. E anche importante sottolineare - aggiunge - che prosegue senza particolari problematiche anche l’attività dei produttori di materiali d’imballaggio e di prodotti per il post raccolta”.


Paco Borras


Forniture 
La scorsa settimana, alcune tempeste nelle regioni costiere del Mediterraneo hanno impedito il normale svolgimento delle raccolte e quindi la produzione spagnole si è leggermente ridotta. “La domanda è stata generalmente sostenuta per la maggior parte dei prodotti spagnoli, ad eccezione di fragole, berries e di alcuni frutti esotici che hanno visto un calo delle vendite”, sottolinea ancora l’ex direttore commerciale del Gruppo Anecoop. 

Trasporto
Il trasporto è un problema molto impattante dal punto di vista dei costi. A causa delle chiusure a tappetto delle industrie, infatti, “molti camion sono costretti a tornare vuoti in Spagna per mantenere i tassi di carico. Noi stiamo pagando il 20-25% in più sul trasporto merci rispetto a prima della crisi: l’invio di un camion di prodotti in Europa centrale ci sta costando dai 1.000 ai 1.200 euro in più”.

Risposta dei clienti
“Finora stiamo vedendo una risposta mista da parte del mercato”, sottolinea l’operatore in merito al comportamento della clientela sia spagnola che europea. “Alcuni clienti, visto che la Spagna è stata in grado di mantenere i mercati ben forniti, si rifiutano di accettare che ciò abbia richiesto costi aggiuntivi a carico di produttori e confezionatori. È un po' deludente il fatto che essi non apprezzino gli sforzi compiuti dal settore ortofrutticolo per provare a superare le sfide del momento e per soddisfare la domanda dei consumatori. I fornitori - conclude l'esperto - continueranno comunque a parlare con i loro clienti per aiutarli a comprendere e apprezzare il lavoro svolto e il valore che la produzione spagnola di frutta e verdura garantisce all'Unione europea”.

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