Ortolanda: «L’integrazione fra lavoratori è la nostra forza»

L'azienda raccoglie ottomila tonnellate di ravanelli grazie alla manodopera indiana

Ortolanda: «L’integrazione fra lavoratori è la nostra forza»
“Per la produzione dei nostri ravanelli, contiamo su 160 lavoratori, di cui 100 sono indiani e i restanti italiani, rumeni e olandesi”. A dirlo a Italiafruit è Willem-Jan Coolbergen, titolare dell’azienda Ortolanda di Borgo Grappa in provincia di Latina.

“Se non ci fosse la manodopera straniera per la raccolta dei ravanelli – continua – probabilmente faremo fatica a svolgere il nostro lavoro. Gli italiani non sono disposti a lavorare in campo per la raccolta, anche se a noi piacerebbe assumere, principalmente a Borgo Grappa. Ci abbiamo provato anche tramite l’ufficio di collocamento di Latina, abbiamo contattato circa 200 persone iscritte nelle liste dei braccianti agricoli, in 40 hanno risposto e sono stati assunti, alla fine però è rimasta una sola persona italiana in raccolta”.

Willem-Jan Coolbergen

L’azienda può contare su una perfetta integrazione dei dipendenti, frutto di scelte lungimiranti portate avanti negli anni dal titolare. “Io stesso sono olandese e conosco le difficoltà dell’integrazione – commenta Coolbergen – sono convinto che solo andando d’accordo, si riesca a lavorare bene. Per questo cinque anni fa è stata creata Ortolanda Family: tramite iniziative sportive, eventi, cene, corsi di lingua italiana, cerchiamo di offrire a tutti i nostri dipendenti occasioni per integrarsi in azienda e nella società. Per molti dei dipendenti stranieri l’integrazione ha funzionato, tant’è che molti di loro hanno portato in Italia le loro famiglie e oggi sono già 12 le mogli di alcuni dipendenti inserite in azienda”. 


La scuola di italiano per i dipendenti

Produzione e vendita
La produzione di ravanelli di Ortolanda avviene interamente in serra, per un totale di 40 ettari. In inverno, periodo di maggior produzione, qualche azienda esterna contribuisce conferendo il proprio prodotto, così riusciamo ad arrivare idealmente a 60 ettari di coltivazione. 
“La raccolta a mano dei ravanelli – dice il titolare – ci garantisce una alta qualità del prodotto. Ogni anno possiamo contare su sei cicli di produzione, per un totale di 8 mila tonnellate di ravanelli. Avendo solo un prodotto da commercializzare è più difficile lavorare con i mercati all’ingrosso ma lavoriamo bene con le catene della Grande distribuzione in tutta Europa”.


La raccolta manuale dei ravanelli

Le confezioni sono realizzate secondo le esigenze dei clienti: a mazzetti in cassa di legno o di plastica, a mazzetto in confezione flowpack in cassa di cartone o di legno, in busta o in versione snack
“Tra le nostre novità ci sono anche i ravanelli già scollettati – aggiunge - senza foglie e radici, in cui rimane solo la parte del bulbo. Inoltre, stiamo testando un nuovo prodotto, i ravanelli disidratati: è la nostra risposta salutare ai ravanelli fritti, già utilizzati da diversi chef”.


Ravanelli snack in cassa di cartone

Coronavirus, conseguenze e iniziative solidali
“Ci riteniamo un settore fortunato - dice l’imprenditore - da quando è iniziata l’emergenza abbiamo sempre continuato a lavorare. Con le nuovi disposizioni, ci siamo abituati a mantenere le distanze e utilizziamo tutti i dispositivi di protezione”. 
Se le vendite del settore sono state soffocate dal blocco dell’Ho.Re.Ca, in particolare quelle di Ortolanda hanno sofferto per la chiusura delle scuole: “Avevamo contratti di fornitura con gli istituti scolastici polacchi per marzo e aprile ma gli ordini sono stati cancellati e abbiamo dovuto gettare via la merce. D’altra parte, abbiamo aumentato le vendite con la Gdo: all’inizio dell’emergenza i consumi di ravanelli sono aumentati, forse per l’effetto scorta, mentre ora sono in leggero calo. In ogni caso, nessuno dei nostri prodotti è andato in perdita: i consumatori hanno scelto indifferentemente il mazzetto di ravanelli da mangiare entro due-tre giorni dall’acquisto e i ravanelli in formato snack, che si mantengono anche una decina di giorni. Fortunatamente la nostra stagione di lavoro più importante (da novembre ad aprile) è terminata e ora possiamo anche permetterci di rilassarci un po’”.
Univoco l’approccio solidale all’emergenza. Mentre i lavoratori indiani hanno donato spontaneamente 10mila euro all’ospedale di Latina (clicca qui per leggere la notizia), l’azienda si è impegnata nelle donazioni: “Cerchiamo di sostenere principalmente l’economia locale di Borgo Grappa – conclude Coolbergen – noi abbiamo scelto di aiutare la nostra comunità ed il territorio che ospita Ortolanda”.


Un evento di Ortolanda Family

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