Vendite e prezzi, brusca frenata nei Mercati

Male anche la frutta estiva: maltempo o pochi soldi? Così da Nord a Sud

Vendite e prezzi, brusca frenata nei Mercati
Avvio di giugno molto pesante nei mercati ortofrutticoli e Centri agroalimentari italiani: la fine dell'emergenza sanitaria legata al coronavirus, che aveva generato difficoltà operative ma anche nuove opportunità, ha lasciato spazio a una "fase 2" caratterizzata da scarse contrattazioni e prezzi bassi per quasi tutte le referenze, primizie estive comprese. Colpa del maltempo che da qualche giorno imperversa su gran parte della Penisola o segnale di avvio della temuta  crisi economica post-Covid?  Se lo chiedono, non senza preoccupazioni, i grossisti interpellati da Italiafruit News.

"In questi giorni abbiamo accusato un calo di vendite sostanziale - esordisce Tomaso Pavan da Udine - riscontriamo una netta differenza rispetto alle prime settimane di maggio, non sappiamo se per colpa del tempo avverso o se per la minor disponibilità di soldi. E sì che i prodotti ci sono e sono di buona qualità, dai meloni alle angurie, dalle drupacee alle prime uve". 



"L'impressione - aggiunge l'operatore friulano - è che con il ritorno alla vita normale, i volumi siano destinati a tornare a livelli pre-Covid, forse anche meno. Spero, ma onestamente non penso, che il bel tempo e il caldo bastino a rilanciare le vendite. Probabilmente la gente fa i conti e rinuncia a ciò che non è indispensabile, guardando molto al prezzo".

Dall’Ortomercato di Milano Salvatore Musso rileva che “la settimana è iniziata all’insegna del maltempo che ha determinato un calo nei consumi e dei prezzi che ha colpito sopratutto la frutta estiva: angurie e meloni, in particolare, hanno toccato quotazioni particolarmente basse per essere a inizio stagione”.



“C’è una frenata delle vendite - conferma l’imprenditore bolognese Valentino Di Pisa, che in veste di presidente nazionale di Fedagromercati ha il polso della situazione - Si è esaurito il trend positivo delle settimane precedenti durante le quali abbiamo riscontrato un’impennata eccezionale rispetto agli anni precedenti dovuta al sopraggiungere dell’emergenza covid. In questi giorni stiamo registrando una calma notevole, ma non un’inversione di rotta dato che il trend dei consumi continua ad essere comunque positivo, con valori considerevoli rispetto alla situazione pre-covid, dove invece abbiamo sperimentato una stagnazione dei consumi e delle vendite”. 

“A livello di prezzi - prosegue nella sua analisi Di Pisa - non c’è alcuna speculazione: sono nella normalità rispetto agli anni precedenti. Quelli degli ortaggi sono accessibili, mentre per la frutta estiva, laddove si riscontrino listini più alti rispetto alla media, ad esempio per albicocche o ciliegie, questi sono giustificati da cause esterne come la mancanza di manodopera nei campi e la conseguente scarsità di alcune produzioni, oppure al maltempo che sta continuando ad imperversare sul nostro Paese”. 

Spostandoci da Bologna a Roma l'imprenditore Riccardo Pompei è tranciante: “Rispetto al mese scorso gli scambi sono dimezzati. La fase 2 ha cambiato completamente le cose e temo si sia appena all’inizio: l’ondata di crisi la vedremo dopo l’estate, le famiglie non hanno soldi, i negozi di ortofrutta non lavorano più come prima. Si è bloccato tutto”. 



Per Pompei la ricetta salvifica è quella di puntare sull’alta qualità e di dosare gli arrivi in modo da evitare di dover fare i conti con rimanenze eccessive. “Per le ciliegie - entra nel dettaglio -manca la qualità e già si vendono a 2-3 euro anche se ci eccellenze come i frutti di  Vignola che raggiungono gli 8 euro: pesche e nettarine tengono ma con l’aumento della produzione campana sono destinata a calare, le albicocche, attorno ai 2 euro il chilo, si difendono bene, male i meloni, posizionati a 60-70 centesimi. Gli ortaggi risentono dell’abbondante produzione laziale e siciliana che ne frena le quotazioni”.

Dal Mof di Fondi Elio Paparello parla di “calo su tutta la linea, forse per il maltempo che non incentiva la vendita di frutta estiva ma sicuramente anche per la scarsa capacità d’acquisto. Tengono i listini delle albicocche, avvantaggiate da una fin qui scarsa  produzione; per il resto è crisi”. “Le conseguenze del Covid le pagheremo nei mesi a venire noi come le altre componenti dell’economia”, il parere di Paparello. “C’è una contrazione dei consumi, si compra solo quello di cui si ha bisogno. E non solo nel settore ortofrutticolo”. 

“I prezzi sono bassissimi - dice Giorgio Puccia, commissionario al Mercato di Vittoria - e vendiamo poco, eccezion fatta per i peperoni la cui disponibilità è esigua e sono al centro di una certa richiesta: si posizionano attorno all’euro il chilo. Mercato negativo invece per tutte le tipologie di pomodoro che oscillano da 30 a 60-70 centesimi il chilo”. Per Puccia c’è anche un problema di qualità: “La merce nei magazzini lascia a desiderare, il prodotto appena raccolto è migliore ma non riesce ad emergere e a essere valorizzato come meriterebbe. E le quotazioni languono. Il momento è difficile, inutile negarlo”.

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