Ortaggi, i suoli salini scoraggiano gli investimenti

Indagine Promosagri: introdurre colture più redditizie integrando strumenti tecnologici

Ortaggi, i suoli salini scoraggiano gli investimenti
I terreni salini sono un ostacolo agli investimenti in ortaggi. Emerge da un'indagine Promosagri nell'ambito del progetto europeo Agrowetlands II - coordinato dall'Università di Bologna e cofinanziato dal programma Life 2014-2020 - che si propone di realizzare un sistema innovativo e di facile utilizzo per la corretta gestione dell'irrigazione attraverso uno strumento di precision farming, Smart Agrowetlands, da introdurre in agro-ecosistemi di aree umide mediterranee particolarmente esposte al depauperamento del suolo a causa del fenomeno della salinizzazione.

ll supporto di strumenti di tecnologia avanzata per la gestione idrica darebbe una nuova chance al comparto agricolo, per migliorare la situazione produttiva e investire su colture orticole di maggior pregio.

Promosagri - Cooperative Agricole Braccianti di Ravenna nei giorni scorsi ha organizzato un webinar su questo tema. “Negli ultimi anni in provincia di Ravenna si sono verificati danni da salinità probabilmente legati ad attività antropiche che hanno inquinato le acque irrigue di canali, con conseguenze importanti su colture arboree e di pregio quali bietole da seme e pomodoro”, spiega il direttore di Promosagri Massimo Bondi.
Sulla base dei risultati emersi da questionari specifici somministrati da Promosagri a 25 aziende rappresentative del territorio, è chiara l’influenza della salinità del suolo sulle scelte colturali dei produttori: “Nelle aree caratterizzate da questo fenomeno - spiega Bondi - viene privilegiata la coltivazione di cereali a semina primaverile (44,5%), di cereali autunno vernini (24,56%) e colture foraggere (22,08%). Le leguminose rappresentano l’8,36% dei terreni mentre solo una piccola percentuale riguarda colture più particolari, della categoria ‘orticole tolleranti la salinità’ quali salicornia, cardo e salsola soda. Tuttavia - continua - alla domanda su quale coltivazione verrebbe privilegiata se si potessero arginare i problemi legati alla salinità, circa il 60% degli intervistati opterebbe per la coltivazione di orticole; di questi il  72% prediligerebbe in egual modo pomodoro e pisello; il 18% fagiolini e spinaci e il 9% impianterebbe un vigneto”.

Spinaci

Il controllo della salinità darebbe dunque la possibilità di introdurre colture più redditizie: a questo proposito il 71% degli intervistati stima una potenziale crescita della Produzione Lorda Vendibile (Plv) tra il 10% e il 30%, il 5,9% ritiene che l’incremento potrebbe essere tra il 30% e  il 50% mentre solo il 23,5% limita l’aumento di rendimento ad un massimo del 10%.

Nonostante siano emersi due esempi interessanti di aziende che hanno fatto della salinità del suolo un valore aggiunto per le loro produzioni, come la realtà che ha trovato nei terreni sabbiosi di natura marina le condizioni ottimali per la produzione del cardo, in generale si tratta di un problema e che merita di essere studiato in modo approfondito per individuare tecniche/sistemi di coltivazione idonei.

“Non è un caso se le aziende più evolute e ambiziose si sono mostrate disponibili nel collaborare a ulteriori ricerche anche investendo risorse proprie - conclude Biondi - Questo ci deve far riflettere e agire di conseguenza lavorando insieme affinché il tema della salvaguardia della produttività in questa tipologia di terreno sia integrato nei Focus Area previsti dal Piano di Sviluppo Rurale dell’Emilia-Romagna”.

Il Progetto europeo Life Agrowetlands II affronta il problema della gestione idrica su suoli salini integrando strumenti di tecnologia avanzata. Partendo da una rete multifunzionale di monitoraggio wireless di sensori (WSN) vengono costantemente monitorati diversi parametri del suolo, delle acque e le condizioni meteorologiche così da formulare raccomandazioni irrigue e offrire un supporto decisionale (DSS) agli agricoltori. Oggi la WSN Life Agrowetlands copre un territorio di circa 30 kmq del ravennate di proprietà di Agrisfera, in una vasta area limitrofa alla costa settentrionale del Mare Adriatico caratterizzata da sedimenti depositati in lagune salmastri e l’ingressione di acqua marina nell’acquifero sabbioso. Dopo i successi ottenuti durante questa prima fase di sperimentazione, il progetto ha ora coinvolto anche partner nell’area di Valencia. Il progetto, cofinanziato dal programma LIFE 2014-2020, è coordinato dall'Università di Bologna e ha tra i suoi partner la ravennate Agrisfera, la cesenate Winet e l’azienda mantovana Osv.

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