Mercati, al Tg1 l'Sos ricambio generazionale

Servizio alla Mercafir: «Troppi sacrifici, gli italiani non vogliono fare questo lavoro»

Mercati, al Tg1 l'Sos ricambio generazionale
La difficoltà di garantire il ricambio generazionale indispensabile per la sopravvivenza delle imprese, la riluttanza degli italiani nell'accettare un lavoro che comporta sacrifici. E, sullo sfondo, la questione degli orari, sempre più centrale per i Centri agroalimentari e Mercati ortofrutticoli italiani. Domenica sera un volto noto del mondo dell'ingrosso italiano, quello del presidente di Fedagro Firenze, Aurelio Baccini, è comparso al Tg1 delle 20 nell'ambito di un servizio mandato in onda dallo studio con queste parole: "Un grossista fiorentino di frutta e verdura con fatturato milionario non riesce a trovare personale". 



Le immagini si aprono con l'imprenditore toscano che alza la saracinesca dello stand e afferma: "Da 25 anni faccio questo mestiere e tutti i giorni, alle 1 del mattino, sono qui". Un'azienda affermata con 25 dipendenti quasi tutti sopra i 50 anni, spiega la giornalista Rai Alessandra Azzolini. "Purtroppo non riusciamo a trovare un ricambio generazionale, in quanto né i miei figli né quelli di mio fratello sono intenzionati ad affacciarsi qui per i sacrifici che comporta", afferma Baccini.

Fabrizio Morelli, addetto alle vendite, questo mestiere lo fa da 33 anni e guadagna 2.500 euro al mese: "Nel tempo ho visto passare molti giovani italiani che però non reggono, la sera preferiscono andare in discoteca o al pub". L'unico ventenne italiano della ditta è il ragioniere, Mirko Fattoracci: guadagna 1.300 euro il mese e dice che "per me non è un sacrificio lavorare qui, anche perché ho tutta la giornata libera per fare altre cose".


Fabrizio Morelli. In apertura, Aurelio Baccini

Il servizio del Tg1, seguitissimo, ha avuto un'immediata conseguenza: quella di far virtualmente "intasare" la casella della posta elettronica dell'azienda di Baccini con curriculum. Provenienti però esclusivamente, o quasi, da non italiani. A conferma della complessità di una professione che, per crearsi un futuro solido, è chiamata a ragionare in modo sempre più strutturato sul tema degli orari trovando la quadra tra esigenze dei clienti e di chi fa questo mestiere.

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