La sfida di aprire ogni giorno il negozio

La sfida di aprire ogni giorno il negozio
Aprire ogni giorno tutti i negozi Conad è una sfida. Lo è da marzo e lo è ancora oggi, stretta dopo stretta fino a quella di un Dpcm di una domenica di fine ottobre. In questi otto mesi abbiamo imparato a convivere con l’emergenza, ma soprattutto tutti – cittadini, imprese – abbiamo dovuto imparare a destreggiarci fra le pieghe di norme nazionali, regionali, comunali sempre più complesse, dovendoci anche occupare di dare continuità al nostro servizio. Incoerenza di norma e coerenza di servizio. Se durante il lock-down era difficile perché era tutto nuovo, ora è forse ancora più difficile perché è tutta un’eccezione.

Le regole che ci servono sono quelle chiare e precise, semplici ma incisive. E invece la norma nazionale ha prescrizioni, raccomandazioni e inviti, mentre ai cittadini e alle imprese basta cambiare regione per avere orari e regole differenti. Non mi sogno neanche di accusare il governo e chi amministra i territori di negligenza, né voglio mettermi dalla parte di piazze che hanno più torti che ragioni. Lo stesso Conte ha dimostrato di aver ben chiaro lo stress a cui è sottoposto il mondo produttivo ed economico, altrimenti non avrebbe parlato di discriminazione verso alcuni settori e non avrebbe annunciato una pioggia di indennizzi e aiuti che, speriamo, arriverà presto.

Sono però convinto che ci sono degli aspetti di questa gestione dell’emergenza su cui, arrivati a questo punto, siamo costretti a migliorare.

Tutti noi ci dobbiamo muovere in mezzo a misure temporanee che puntano a tappare le falle della diga che contiene l’emergenza, ma che rischiano di finire per crearne altre ancora. Penso ai lavoratori che hanno i figli in quarantena. Qualcuno mi deve spiegare per quale ragione una persona che può fare telelavoro può continuare a lavorare da casa per tutto il periodo a stipendio pieno, mentre la cassiera del Conad deve stare in congedo a mezzo stipendio fino a che il figlio non si è negativizzato. Siamo sicuri che non si possa trovare una soluzione a metà strada in grado di tutelare tutti?

E ancora, chi ci pensa alle partite Iva? Nel Dpcm c’è un invito alle persone fisiche a non muoversi da casa, ma dietro tante persone giuridiche che continueranno a lavorare e a far fattura ci sono delle persone in carne e ossa che hanno bisogno di tutele, soprattutto ora che lavorare è sempre più difficile.

Oltre che eque, le regole devono anche essere ben scritte, chiare e comprensibili. La storia del barista di Catanzaro Lido che riapriva il locale dopo 15 minuti dalla chiusura obbligatoria sfruttando un buco di un vecchio Dpcm non possiamo più permettercela. Lo leggi e magari ti scappa anche un sorriso, sembra divertente, ma stiamo parlando di creare assembramenti, occasioni di contagio tra quei giovani che poi frequentano i genitori e vanno a pranzo dai loro nonni, i veri elementi fragili. Le persone devono avere il buon senso di non cercare di aggirare la norma, ma la norma deve essere costruita per non dare scappatoie ai furbetti.

La fiducia che serve a tenere in piedi l’economia italiana in questo momento assurdo si conquista con l’equità e con la chiarezza. Costruendo una risposta fatta di regole, che faccia leva sul buon senso sulle persone e non solo sulla paura di ricevere una multa. Se vogliamo uscire davvero migliori, come si diceva qualche mese fa, se vogliamo che vada tutto bene, se vogliamo avere fiducia nel futuro, serve la cosa più grande che il lock-down ci ha dato: saper dire in poche parole qual è la cosa giusta da fare.

Durante il lock-down, ad esempio, era sufficiente dire #iorestoacasa. Ora dobbiamo trovare un modo per raccontarci con poche parole il bisogno di senso di responsabilità, di buon senso, di protezione. È una grande sfida e chi ci governa ha bisogno di due cose per vincerla: ha bisogno di sostegno, ma anche di critiche costruttive. Questo riguarda Francesco Pugliese e Conad, e il coinvolgimento in Riparte l’Italia non è casuale, ma riguarda chiunque. È uno spirito che tutti noi dobbiamo sostituire al clima ansiogeno dei nostri social, di molti media e alle paure del vivere quotidiano.

Facciamo Comunità.

Francesco Pugliese, amministratore delegato Conad