Le chips di patate al gusto delle Alpi

Le produce un giovane valdostano: «L'agricoltura di montagna dà mille soddisfazioni»

Le chips di patate al gusto delle Alpi
Mettendo insieme un'idea innovativa di un ragazzo poco più che ventenne con una delle coltivazioni che ben si adatta al clima ed al terreno valdostano, ecco che si ottiene un prodotto del tutto originale: le Nathan's chips, delle patatine di montagna impreziosite da un sale aromatizzato con erbe alpine.

"In Valle d'Aosta le patate sono una cultura e ogni azienda agricola le produce, perciò la concorrenza è molto alta. Essendo giovane e appena entrato nel mercato - spiega Nathan Pavese, titolare dell'Azienda agricola Nathan Pavese - dovevo trovare un modo per differenziarmi, per farmi spazio tra la concorrenza. Ecco l'idea di friggere le mie patate e creare le chips".

Come anticipato il prodotto principe dell'azienda, che si trova a Morgex, un comune della Valle d'Aosta Nordoccidentale a pochi chilometri dalla nota località sciistica Courmayeur, è rappresentato da questo tubero, da sempre "un prodotto di tradizione presente nelle cucine della regione. La mia azienda nasce per tutelare la natura e il territorio valdostano, quindi è un modo per essere vicino alle mie tradizioni". Anche perché di fatto "non ci sono molte possibilità di coltivazioni in alta montagna dove si trovano i miei campi, quindi non avevo molta scelta" specifica Pavese.

Le varietà di patate coltivate sono due: Désirée, una patata a pasta rossa, ideale per la bollitura o al forno, che nella giovane azienda utilizzano principalmente nella vendita diretta, dal campo al mercato, e Agria, una patata a pasta gialla impiegata per la produzione delle Nathan's chips. 



Nathan's chips, il gusto delle Alpi
Ogni sacchetto di Nathan's chips non contiene solo un prodotto coltivato nel pieno rispetto dell'ambiente e dei ritmi della natura, ma contiene tutta la passione di un giovane agricoltore che piano piano si sta facendo strada differenziando e distinguendo la propria attività da quelle in un certo senso più tradizionali. E che grazie a questa novità nel 2019 ha vinto l'Oscar green, il premio promosso della Coldiretti per valorizzare il lavoro dei giovani agricoltori, nella categoria dedicata alla creatività.

"Essere un agricoltore non è facile, ma se c'è la passione tutto il duro lavoro sembrerà quasi un gioco. Un agricoltore giovane - afferma il titolare dell'azienda agricola - deve andare incontro alla dura burocrazia e agli alti costi di inizio attività, naturalmente deve avere anche una grossa testa ricca di idee per farsi spazio tra la massa". Ma "un agricoltore giovane è sempre apprezzato, è bello vedere un ragazzo con la voglia di sporcarsi le mani in questo mondo che ormai vuole ricevere tutto pronto e servito".

Nathan spiega che "le chips sono fatte in maniera naturale". Le patate vengono accuratamente lavate senza sbucciarle, tagliate in forma elicoidale da un apposito macchinario, come a formare un lungo ricciolo, e buttate direttamente nell'olio bollente. Si ottengono così delle patatine croccanti che ricordano il gusto delle Alpi in quanto uno degli ultimi passaggi consiste nel salarle con un sale integrale aromatizzato con le erbe coltivate in azienda: isoppo, santoreggia, rosmarino e aglio.

Dopodiché si passa al confezionamento, realizzato sempre all'interno dell'azienda, che rende il prodotto pronto per la vendita. "Abbiamo il nostro laboratorio dove produciamo e impacchettiamo il nostro prodotto. Il packaging è frutto delle menti di tutta la mia famiglia, le Nathan's chips sono un lavoro di squadra e al mese produco all'incirca trecento pacchetti da 120 grammi di patatine" afferma Pavese.



Patate di montagna, dalla semina alla raccolta
Per Nathan Pavese le patate coltivate in montagna "hanno una qualità maggiore, non hanno trattamenti e contengono meno acqua". Dal punto di vista delle necessità la pianta è molto semplice da coltivare, ha bisogno solamente di acqua dopo la semina. "Anche per questo - riflette il giovane agricoltore - veniva utilizzata molto anche una volta, non ti porta via molto tempo".

La semina nell'azienda agricola Nathan Pavese è meccanizzata ed avviene in primavera, tra fine aprile ed inizio giugno. Dopodiché, come anticipato, un ruolo importate è giocato dall'irrigazione che in azienda avviene tramite "delle girandole che ogni giorno vado a spostare in base alla zona del campo che devo irrigare". Come per la semina, anche la raccolta è meccanizzata, o meglio, semi meccanizzata: "ho una macchina che entra nel terreno e fa fuoriuscire le patate in modo semplice così che si possano raccogliere dal terreno manualmente. In seguito vengono messe in dei grossi contenitori e trasportate nella cella frigo".

Dal punto di vista degli inconvenienti, i parassiti fortunatamente non sono una preoccupazione in quanto "i miei campi si trovano tutti ad un'altezza superiore ai mille metri sul livello del mare"; è più che altro la fauna selvatica il problema. "Il principale problema dei miei campi sono i cinghiali. Purtroppo c'è poco da fare quando questi animali distruggono il campo. Una delle soluzioni che ho adottato - afferma Nathan - sono dei sensori che ogni qualche minuto emettono suoni di sparo, in modo tale che l'animale si spaventi e non arrivi nel mio campo. Per ora è la soluzione migliore che ho trovato. Per quanto riguarda gli uccelli, che invece delle patate preferiscono i miei grani, utilizzo dei dissuasori".



Quando la montagna è una risorsa
Quella di Nathan è un'azienda molto giovane, basti pensare che solo nel 2018 il ragazzo ha deciso di trasformare la sua passione per la natura ed il mondo agricolo in un lavoro a tutti gli effetti, per cui "non ho avuto una grossa crescita nel giro di due anni: sono passato da una superficie di 2 ettari ad una superficie di 4 ettari". Da non dimenticare tra l'altro che oltre ad essere un'azienda nata da poco è anche un'azienda situata nella Valdigne, la parte superiore della Valle d'Aosta, dove sotto certi aspetti fare agricoltura è piuttosto difficoltoso. "L'agricoltura in montagna non è una delle più semplici. Alcuni campi - spiega Pavese - non sono raggiungibili con le macchine, quindi dei lavori devono essere fatti a mano. I campi sono divisi in molte parcelle distanti fra loro quindi ci sono tempi di spostamento molto più lunghi".

In più ci sono i costi che "sono elevati, soprattutto se come me si è agli inizi. E questa è una cosa che potrebbe demoralizzare molti giovani nell'intraprendere questo tipo di lavoro". Ma nonostante ciò, "l'agricoltura in montagna ti regala panorami e soddisfazioni che secondo me non hanno eguali e nei ricavi non rientra solamente il denaro, ma anche le mille soddisfazioni che la natura porta ogni giorno. Secondo me - afferma - toccare con mano il prodotto finito, quando si è coscienti di aver curato ogni minimo dettaglio dal campo alla tavola, è il più grande ricavo che si possa chiedere".

E visto che Nathan è sempre alla ricerca di nuove sfide, per il futuro ha già in mente un paio di progetti come quello di recuperare più terreni in modo da aumentare la produzione e, perché no, magari realizzare anche qualche tipologia di patatina diversa. "Sono un ragazzo con mille idee in testa, quindi mi aspetto molto dal mio futuro", conclude.

Autore: Giulia Romualdi
 
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