«Così l'ortofrutta italiana paga dazio a Madrid»

Prandini (Coldiretti): «In Spagna c'è più sostegno alla filiera. Tutto ciò incide sull'offerta»

«Così l'ortofrutta italiana paga dazio a Madrid»
Il dumping fa male ai produttori italiani. Difficile vincere la sfida della competitività con gli spagnoli, quando le condizioni in terra iberica - dal costo del lavoro alle agevolazioni per le imprese - sono di ben altro tenore. E così l'ortofrutta italiana paga dazio a Madrid.

Ieri, in una lunga intervista al quotidiano ItaliaOggi, anche di questo ha parlato Ettore Prandini, presidente di Coldiretti. L'esempio preso in considerazione è quello delle clementine: si è visto tanto prodotto spagnolo, anche in Italia, ma gli agrumi tricolore sono rimasti in campagna e hanno spuntato prezzi molto bassi in questa campagna.

"Le cause son sempre quelle - ha argomentato Prandini - Chi si organizza nella logistica vince: la Spagna fa viaggiare le sue merci più velocemente. E le regole Ue non sono uguali per tutti; alcuni Paesi riescono a sostenere le loro filiere, altri non possono per problemi economici. L'Italia esporta ortofrutta per 5 miliardi di euro, la Spagna per 13. Ma qualche anno fa, la Spagna era a 4. Gli spagnoli dialogano di continuo con le catene distributive, hanno incentivi sul costo del carburante che in Italia non ci sono, usano fitosanitari vietati in altri Paesi: tutto ciò incide sull'offerta del prodotto".


Ettore Prandini allo Speciale Frutta&Verdura 2019

E gli spagnoli, poi, hanno accesso a mercati che gli italiani si sognano. Possono esportare pesche e nettarine in Cina per esempio. 
"Oggi, il mercato cinese chiede più cibo e di qualità. Ma Pechino non vuole più comprare alimenti all'estero - ha avvertito il numero uno di Coldiretti - intende produrli in Paesi sodali per poi portarli in Cina. Per questo, nei prossimi anni l'agroalimentare sarà il settore più a rischio se l'Europa non dovesse avere una visione d'insieme, ma dividersi in modo spezzettato tra differenti politiche nazionali. E per questo, linee guida, regole e sistemi contributivi dei singoli comparti devono essere uguali per tutti gli Stati: è inaccettabile che chi effettua meno controlli se ne avvantaggi sul mercato". 


Come sistema-Paese, Prandini ha rivendicato il ruolo di Filiera Italia. "Serve a dialogare fra i settori produttivi: per la prima volta parte agricola e industria dialogano con la Gdo per distribuire valore lungo la filiera - ha ribadito sulle colonne del quotidiano economico - Nello stesso tempo, l'azione di rappresentanza avviene sui tavoli più alti per le rispettive competenze, a livello regionale e nazionale. A questo va affiancata un'efficace lobbying a livello europeo, verso gli Stati in condizioni e situazioni simili alle nostre. L'obiettivo è crescere. Attenzione: nonostante le difficoltà del 2020 l'agroalimentare chiude in calo, ma comunque in positivo sull'export. Questo dato deve far riflettere in vista delle scelte di rilancio del Paese".


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