Terremerse dà il via al «Progetto Nocciolo»

I primi corileti sono stati piantati in Romagna. Babini: «Puntiamo a 600 ettari in 5 anni»

Terremerse dà il via al «Progetto Nocciolo»
L’ambizioso “Progetto Nocciolo” di Terremerse muove i primi passi. Nelle ultime settimane, l’Organizzazione di produttori ha infatti messo a dimora una ventina di ettari di nuovi corileti nelle pianure della Romagna, tra le province di Ravenna e Forlì-Cesena. Si tratta di impianti intensivi e meccanizzati, composti per il 70% dalla varietà Tonda Giffoni e per il 30% da Tonda Gentile Romana

“Le prime raccolte di nocciole in Romagna potranno iniziare tra quattro anni, mentre la piena produzione si potrà avere al sesto o al settimo anno dalla piantumazione”, spiega a Italiafruit News Marco Babini, responsabile del Progetto Nocciolo di Terremerse

Il piano si andrà a strutturare in tutti i territori in cui opera direttamente l’Op, con l’obiettivo dichiarato di realizzare circa 600 ettari entro i prossimi cinque anni. “Per il 2021 sarei soddisfatto se riuscissimo ad arrivare a 80 ettari - precisa Babini - La nostra base sociale spazia da Mantova/Verona fino a Terni, toccando Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Marche, Toscana, Umbria e Lazio. In queste sette Regioni stiamo proponendo il nocciolo come una valida alternativa alle colture cerealicole e foraggiere, ma anche alle drupacee (pesche in primis) e al kiwi (nelle aree colpite della morìa). Chiaramente parliamo di un investimento che dura 30 anni. Ci stiamo quindi orientando su quelle aziende agricole che hanno terreni di proprietà sia pianeggianti sia collinari”.

Un video girato da Babini sulla realizzazione dei primi noccioleti presso l'Azienda Fratelli Sirri di Forlimpopoli, in Romagna, che ha messo a dimora 4.300 piante (circa 7 ettari). 

Il sistema di allevamento a vaso cespugliato non ha bisogno di pali, fili e reti di protezione. Questo permette un contenimento dei costi di avviamento dell’impianto rispetto ad altre colture arboree. “Le piante di nocciolo possono costare dai 2.000 ai 2.500 euro l’ettaro, una spesa che può essere rendicontata dall’imprenditore agricolo attraverso l’Op Terremerse Sezione Ortofrutta (Ocm Ortofrutta), recuperando il 50% del costo del materiale vivaistico, fino a una spesa massima di 4 euro a pianta. Nel complesso, nel caso in cui l’agricoltore scelga di realizzare anche l’impianto di irrigazione, i costi complessivi per l'avvio di un corileto intensivo e meccanizzato possono variare dai 5.000 ai 6.000 euro l’ettaro”, sottolinea ancora Babini.

Che conclude: “In base alla distribuzione delle superfici a livello nazionale, andremo a localizzare diversi punti di ritiro del prodotto raccolto, in modo da garantire anche la massima assistenza logistica ai produttori”.




Nella foto di apertura: Marco Babini (a destra) con 
Maurizio Milanesi, direttore della cooperativa Bonifica Lamone di Ravenna, che ha piantato 1.900 noccioli (circa 3 ettari).

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