Europei dell'ortofrutta, Spagna batte Italia

Produzione, import-export: tutti i dati Ue nello "Statistics Handbook" 2021

Europei dell'ortofrutta, Spagna batte Italia
L'Europa ortofrutticola ai raggi X nell'anno della pandemia, che ha confermato la Spagna un passo avanti l'Italia: è stata diffuso ieri dagli organizzatori di Fruit Logistica il manuale "European Statistics Handbook 2021" con i dati, provenienti da diverse fonti, del 2020. Evidenzia quanto sia stato considerevole l’impatto del Coronavirus sul mercato del fresco continentale con particolare riferimento alla minor disponibilità di lavoratori nel settore e al drastico calo dei consumi fuori casa. Altri aspetti penalizzanti sono stati il clima spesso avverso e l'incognita Brexit legata a doppio filo al Regno Unito, che era il terzo principale importatore di frutta e verdura all'interno dell'Ue. Ciò nonostante, sottolinea il report, il settore è riuscito a garantire la fornitura dei prodotti "senza interruzioni e limitazioni dei servizi".


Import di frutta fresca nel 2020: l'Italia è al sesto posto

Secondo i dati preliminari, lo scorso anno le importazioni di frutta da parte dei Paesi Ue sono diminuite dello 0,5% ma tra i principali acquirenti - Germania, Paesi Bassi, Francia - sono cresciute.  Le importazioni europee di verdura fresca sono diminuite di circa il 5% rispetto al volume dell'anno precedente; le esportazioni hanno perso quota del 5% per la frutta e del 2% per la verdura. I maggiori esportatori sia per la frutta che per la verdura, si confermano la Spagna e i Paesi Bassi: l'Italia insegue.

Sono ancora una volta le banane il prodotto più importato da Paesi extra Ue: quasi il 67% del giallo frutto proviene da paesi al di fuori dell'Unione. Altri frutti rilevantii in termini di volume sono le arance, le mele, gli agrumi easy pelar e le angurie. 


Export di frutta: Spagna e Paesi Bassi fanno meglio dell'Italia

Le esportazioni di frutta fresca rimangono in gran parte all'interno dell'Ue: solo il 12% del volume totale viene esportato in Paesi terzi. In termini di volumi, dominano le banane, le arance e le mele.

Per gli ortaggi, la quantità acquistate extra Ue sono molto più basse rispetto alla frutta (14%). Dominano pomodori (in primis dal Marocco), cipolle e cetrioli. Alta anche la quota di verdure che resta nei confini Ue: è l'89% delle esportazioni, con pomodori e cipolle anche in questo caso ai vertici, seguiti dai peperoni.

Capitolo produzione: i volumi di frutta e verdura nell'Ue sono risultati inferiori di circa il 2% rispetto all'anno precedente. Le mele sono calate in modo leggero rispetto al 2019, mentre il raccolto di pere è stato superiore a quello dell'anno precedente, anche se non ha potuto eguagliare gli elevati volumi del 2017 e del 2018. Per gli agrumi, le stime indicano volumi maggiori rispetto all'anno precedente.

Produzione di frutta nell'Ue: Spagna prima, Italia seconda
 
La fioritura delle drupacee è stata funestata dal gelo o comunque da condizioni meteorologiche sfavorevoli in quasi tutti i Paesi; di conseguenza i raccolti di pesche, nettarine e albicocche sono stati inferiori a quelli del 2020, idem per angurie e meloni.

Per gli ortaggi si è registrato una flessione produttiva di quasi il 4%: giù pomodori e cipolle, solo alcune colture tardive di carote e cavoli cappucci hanno potuto beneficiare delle piogge tardive per aumentare il tonnellaggio. Nel complesso, comunque, quasi tutte le verdure all'aperto sono state raccolte in discrete quantità. E' andata meglio per le colture in serra a partire da cetrioli e peperoni, che hanno chiuso il 2020 con il segno "più".


Produzione di ortaggi nell'Ue: anche in questo caso l'Italia segue la Spagna

Per quanto riguarda gli effetti della pandemia, in tutti i Paesi Ue si è manifestata la tendenza che ha caratterizzato il nostro Paese, vale a dire il consumo di più pasti a casa e l'acquisto di più frutta e, soprattutto, verdura.

Le vendite di agrumi e zenzero, prodotti benefici per antonomasia, hanno registrato forti incrementi. Specialmente nella prima fase dell'epidemia, i consumatori hanno mostrato una  preferenza per la produzione nazionale o addirittura regionale. Sono aumentati il pick-your-own (raccolta fai da te) e l'acquisto diretto dai produttori, nei negozi specializzati o nei mercati settimanali. Studi in altri paesi hanno anche dimostrato che i consumatori hanno prestato più attenzione all'origine della frutta e della verdura. Resta da vedere - sottolinea il report - se questi effetti dureranno nel tempo.
 
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