Trentino, mancano all'appello 4.000 braccianti

Trentino, mancano all'appello 4.000 braccianti
Mancano all'appello circa 4.000 lavoratori stagionali in Trentino. E il tempo stringe. È di ventimila unità il fabbisogno di manodopera nel prossimo mese e mezzo nei campi trentini per la vendemmia, la raccolta delle mele e dei piccoli frutti. «Siamo ancora in carenza del 20% del personale» spiega Diego Coller, presidente di Confagricoltura del Trentino.

Dall'ultimo appello, lanciato a fine luglio anche all'assemblea di Coldiretti dal presidente Gianluca Barbacovi poco è cambiato. Barbacovi è esplicito: «La situazione è ancora difficile sia per la vendemmia che per la raccolta delle mele. Il Trentino ha tutta la raccolta a mano, non meccanizzata e il problema della carenza di manodopera si sente. Abbiamo aperto tutti i canali possibili di reclutamento».

Diego Coller di Confagricoltura entra nel dettaglio del problema, ormai endemico: «Speriamo che nelle prossime ore, massimo nei prossimi giorni, il governo dia corso al decreto sui flussi per poter contrattualizzare come stagionali in agricoltura anche i lavoratori extracomunitari. Soprattutto albanesi. Ma è tutto inspiegabilmente fermo. I nostri organismi nazionali stanno facendo pressione per una soluzione, ma finora invano. Se aprono i flussi tra dieci giorni, per noi è ormai tardi, la raccolta è già nel vivo, non possiamo rischiare marciumi in vigna».

Finora è stata annunciata solo la quasi scontata proroga dei permessi di soggiorno per gli stranieri già sul nostro territorio, fino a fine 2021.

C'è poi la questione dei voucher, centrale per Coller: «Bisogna ripristinarli. A dire il vero ci sono ancora, ma sono burocraticamente complicatissimi. Servono i voucher semplificati, quelli utili per far lavorare - dico per fare un esempio - il moroso della figlia dell'agricoltore, magari solo il sabato e la domenica. I voucher erano stati introdotti proprio per l'agricoltura. Sono stati estesi ad altri settori e qualcuno ne ha abusato. Sono stati praticamente eliminati e il danno per l'agricoltura è enorme».

La pandemia, insomma, non c'entra. Il problema del reclutamento degli stagionali per la raccolta frutta e la vendemmia si trascina da anni. «Qualche anno fa - prosegue Coller - avevamo molti lavoratori polacchi. Oggi hanno raggiunto un discreto livello di benessere e non vengono più. Se hanno delle ferie da altri lavori, le utilizzano per fare giustamente i turisti. Restano i rumeni. Ma - dico per fortuna - visto che l'Unione Europea ormai ha paesi sempre più benestanti, il reclutamento interno diventa difficile. Dobbiamo semplificare le norme, perché l'agricoltura non è l'industria: è basata su un'elevata stagionalità e su periodi brevi e molto concentrati di lavoro. Dai venti ai quarantacinque giorni. Si era pensato di far passare i lavoratori della vendemmia alla raccolta mele nelle settimane successive, ma il rischio è che si configuri il caporalato. Eppure sono i lavoratori stessi più contenti se possono venire dall'estero per un mese e mezzo e non per dieci giorni».

La preoccupazione, insomma, è alta. Quest'anno la raccolta vendemmiale è posticipata di una decina di giorni, ma qualcuno è già partito e in ogni vigneto da lunedì 6 settembre l'attività sarà nel vivo. «Ormai tutti faticano a trovare manodopera - conclude Coller - non solo le aziende più grandi, ma anche le microaziende a part-time. Ho l'impressione che sussidi e reddito di cittadinanza complichino ulteriormente le cose per noi. Il progetto per i giovani, Generazione Z, l'anno scorso ha dato scarsi risultati. Con le scuole che iniziano il 13 settembre, impossibile pensare di avere studenti in campagna per guadagnarsi qualcosa. Ai miei tempi la scuola iniziava il primo ottobre e settembre lo si passava in campagna».

Intanto il periodo asciutto con notti e mattine fresche e ottima insolazione di giorno sta favorendo la qualità di una vendemmia che sarà più leggera, nelle quantità, rispetto al 2020, a causa delle grandinate di luglio e dei nubifragi dei mesi scorsi.

Fonte: L'Adige