Mele piemontesi, gli scarti diventano cosmetici

Mele piemontesi, gli scarti diventano cosmetici
Gli scarti delle mele piemontesi avranno una nuova vita diventando una linea di cosmetici. E’ il risultato di un programma interregionale finanziato dall’Unione Europea per promuovere l’economia circolare attraverso la bio-economia. L’idea alla base del progetto è quella di scoprire nuove opportunità di business che possano inserirsi all’interno della catena del valore dei prodotti già coltivati sul territorio, in particolare le erbe alpine. Environment Park, insieme ai produttori di mele ed altri stakeholder locali come ricercatori, agricoltori e Pmi, hanno individuato gli scarti derivanti dall’estrazione del succo di mela, la sansa, come una risorsa per nuove opportunità di business. La mela è il frutto più coltivato in Ue. 
L’Alto Adige, per esempio, con i suoi 18.400 ettari di terreno ed una raccolta annua di circa 950.000 tonnellate, rappresenta la più grande regione di coltivazione delle mele d‘Europa. Nonostante questo mercato sia quasi giunto alla saturazione, e le mele da tavola – quindi non trattate – rappresentino oggi il metodo di vendita più redditizio, la catena del valore della mela presenta dei potenziali economici ancora inesplorati. Inizialmente si era pensato all’applicazione della sansa nel settore del food con applicazioni gluten free. Ma a credere nel potenziale della sansa è stato un imprenditore agricolo del cuneese che ha individuato nella cosmesi il settore più redditizio dove impiegare la sansa. Così Vortex, una start-up a vocazione sociale, lancerà una linea di cosmetici a base di scarti di mele tutte coltivate nel territorio del Piemonte.

La strategia Ue di bio-economia
La bio-economia è una teoria fondata dal matematico e economista Nicholas Georgescu-Roegen. Secondo questo approccio qualunque scienza si occupi del futuro dell’umanità deve tenere in considerazione i principi della fisica, in particolare il secondo principio della termo-dinamica relativamente alla disponibilità di risorse minerarie sul pianeta. Secondo Roegen infatti, tutti i processi economici che producono merci materiali diminuiscono la quantità di energia disponibile nel futuro, e aumentano il grado di entropia – e quindi di disordine – in un sistema. Per esempio, un’economia basata sull’estrazione e l’utilizzo dei minerali fossili, che si formano in milioni di anni, aumenta il grado di entropia nell’ecosistema terrestre, portandolo secondo Roegen alla sua distruzione. Da qui la necessità di ripensare ad un modello economico che abbassi il livello di entropia imitando i vincoli ecologici della natura, come sfruttare il processo di degradazione naturale dei materiali nei processi produttivi. L’Unione Europea ha stilato per la prima volta nel 2012 la sua strategia di bio-economia, per poi aggiornarla nel 2018.

Il progetto AlpBioEco
Il progetto AlpBioEco è un progetto di ricerca ed innovazione internazionale di durata triennale finalizzato a promuovere e valorizzare la bio-economia in cinque paesi alpini: Austria, Francia, Germania, Italia e Slovenia. Al fine di favorire l’economia circolare, il progetto si propone di mettere in contatto i diversi attori locali: dagli agricoltori alle Pmi al fine di indagare sulle più promettenti aree di sviluppo e di tradurre le best practice in reali opportunità di business in grado di avere un impatto positivo sul territorio. Un altro obiettivo quello di stimolare la cooperazione a livello intra e inter regionale, al fine di ridurre le disparità economiche presenti all’interno della regione alpina. Il progetto AlpBioEco è tra i finalisti di Award 2021, gli awards che premiano i progetti regionali più innovativi e promettenti finanziati con fondi europei.

Fonte: Ilsole24ore.com