Sostenibilità, l'Europa nelle celle ipogee

Dal bio ai principi attivi: tutte le richieste agli europarlamentari

Sostenibilità, l'Europa nelle celle ipogee
Far toccare con mano ai rappresentanti dell'Unione Europea gli sforzi che la melicoltura ha intrapreso sul fronte della sostenibilità, ma anche esprimere dubbi e perplessità sulla Farm to Fork. Ieri c'è stata la prima tappa della missione della Commissione Agricoltura e Sviluppo rurale del Parlamento europeo in Trentino Alto Adige: guidati dal presidente Norbert Lins e con l'europarlamentare Herbert Dorfmann a fare gli onori di casa, un gruppo di onorevoli ha fatto visita prima a Mondo Melinda e poi è entrato nelle celle ipogee.



Michele Odorizzi, presidente di Melinda, ha aperto l'incontro ricordando come il 70% del fatturato del Consorzio rimanga sul territorio come remunerazione ai soci e ai dipendenti, generando così un importante indotto. "L'innovazione per Melinda è produrre riducendo l'impronta carbonica - la riflessione del presidente - Abbiamo messo in campo un forte impegno per ridurre il consumo di suolo, di energia e di acqua".



Un impegno per essere sempre più sostenibili. Un impegno misurato e analizzato all'interno del Bilancio di sostenibilità del progetto del Trentino Frutticolo Sostenibile, redatto e conforme alle Linee Guida GRI (Global Reporting Initiative). A questo report ha fatto riferimento più volte Alessandro Dalpiaz, direttore di Apot e Assomela. Agli europarlamentari ha prima ricordato che in Trentino Aldo Adige si coltivano il 70% delle mele italiane e il 15% di quelle europee, ha poi raccontato come si sia affrontata la sfida della frammentazione - 15mila aziende attive su un totale di 30mila ettari - evidenziando il ruolo della cooperazione e di come questa abbia saputo sfruttare l'Ocm.



Poi Dalpiaz è entrato nel vivo, raccontando l'approccio di sostenibilità: dal 2012 al 2019 i principi attivi impiegati si sono ridotti da 52 a 36 kg per ettaro, il 60% di questi sono utilizzabili anche in biologico. "Ma questo approccio deve avere basi scientifiche - ha aggiunto - Il biologico oggi vale il 10% delle mele italiane, ma la crescita nei prossimi anni è stimata in 100mila tonnellate, per arrivare così a quota 280mila ton. I consumi bio, però, aumenteranno solo del 2% e questo corre il rischio di creare una tensione sul mercato. La Commissione - questa la sollecitazione del direttore di Apot - si deve dotare di strumenti per monitorare tutto questo ed evitare rischi di sperequazione tra domanda e offerta. La produzione integrata non va poi lasciata indietro all'interno del Green Deal: non bisogna puntare solo sul bio e servono strumenti per misurare l'impatto del piano sulla produzione biologica".



C'è poi un tema spinoso, quello del packaging: etichette e cartoni compostabili costano molto di più rispetto alle soluzioni tradizionali. "I produttori non possono rendicontare questi costi extra nei Piani operativi, questo dovrebbe essere invece permesso - ha rimarcato Dalpiaz - Bisogna poi porre attenzione sulla riduzione dei principi attivi, soprattutto per le colture minori e i piccoli frutti, che soffrono di mancanza di molecole. La sostenibilità deve essere sostenibile anche per i produttori".



La visita degli europarlamentari continuerà anche oggi, spostandosi in Alto Adige e facendo tappa anche al Consorzio Vog. "La visita in Trentino e in Alto Adige/Südtirol permetterà ai deputati di testimoniare in prima persona i molti aspetti diversi della produzione in una regione alpina - ha detto  Norbert Lins - e di verificare l'attenzione per i dettagli che viene utilizzata per ottenere il cibo prodotto, come si dice oggi, dall’azienda alla tavola, in un approccio Farm to Fork".



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