Dettaglio ortofrutticolo in chiaroscuro, ricavi all'osso

Ieri a Roma la presentazione dell'Osservatorio Fida. «Prezzi stagnanti, tasse elevate»

Dettaglio ortofrutticolo in chiaroscuro, ricavi all'osso
Cresce il clima di fiducia delle imprese del dettaglio alimentare, ma la via della ripresa, per quanto imboccata, appare ancora lunga e complessa. Anche per i commercianti del comparto ortofrutticolo. Al miglioramento del sentiment, corrisponde infatti solo un moderato aumento del livello dei ricavi. Mentre i prezzi non lievitano. E il ritorno alla situazione pre-crisi appare una chimera.

E’ quanto emerge dall’Osservatorio sulle imprese del dettaglio alimentare presentato ieri a Roma da Fida-Confcommercio che riporta i dati sull’andamento del secondo semestre 2015 e le previsioni per i primi sei mesi 2016. Realizzato in collaborazione con Format Research,  si basa sulla rilevazione condotta su un campione di imprese italiane del commercio al dettaglio dell’alimentazione, statisticamente rappresentativo per grandi aree geografiche. 

I risultati per il dettaglio ortofrutticolo? In chiaroscuro. Il 6,7% delle imprese del dettaglio alimentare ha registrato un incremento dello scontrino medio, nel secondo semestre 2015, rispetto all’analogo periodo 2014, ma nel settore il progresso è limitato al 4,5%. Nello stesso periodo il 10% delle imprese considerate ha registrato un incremento del numero di ingressi, ma anche in questo caso i “fruttivendoli” sono, sia pur di poco, sotto la media (9%). La quota di prodotti venduti in offerta risulta in calo (52,2% contro 54,1%), con il dettaglio ortofrutticolo che si attesta al 50,8%; ma fatto 100 il totale degli incassi, proprio i negozi di settore sono quelli che più vendono in offerta (12,1%) a fronte di una media dell’8%. Il 78% dei dettaglianti ortofrutticoli, infine, considera aumentata la pressione fiscale (81,6% il dato medio). 



Scontrini e numero di accessi: il dettaglio ortofrutticolo (simbolo in verde) è sotto media

“Servirebbe un miglioramento della redditività delle imprese – ha spiegato Pierluigi Ascani, presidente Format Research - ma persiste la stagnazione dei prezzi, anche di quelli  praticati dai fornitori alle imprese. Tale scenario di stagnazione è sinonimo, da una parte della debolezza della domanda, dall’altra del rischio, quanto mai attuale, di un nuovo periodo di deflazione”.

Migliora, invece, la situazione relativa all’occupazione, “aspetto che più degli altri concorre a configurare il 2015 come il primo anno di vera ripresa”, è stato spiegato durante la presentazione dello studio. Cresce, in maniera lieve, la capacità delle imprese del dettaglio alimentare di far fronte ai propri impegni finanziari, “ma la metà delle aziende è riuscita solo con molta difficoltà a reggere il peso della pressione fiscale”. 



“Il settore del dettaglio alimentare, da molti erroneamente considerato ormai superato, conferma la propria capacità di resistere alle burrasche del mercato meglio di altri settori”, il commento di  Donatella Prampolini Manzini, presidente nazionale Fida e vicepresidente nazionale Confcommercio. “Ciò non significa che la strada per l'uscita dalla crisi sia ormai spianata, ma che puntare sulla qualità del servizio e sulla specializzazione di funzione, sono caratteristiche che meglio di altre mettono le imprese in condizioni di agganciare la ripresa dei consumi. Occorre però affrontare il tema della pressione fiscale che rimane un fattore di ostacolo alla crescita delle imprese”. Prampolini, in particolare, chiede "l'adozione dell'imposta sul reddito imprenditoriale per le piccole imprese e le ditte individuali".

Nella foto di apertura: Ascani e Prampolini Manzini
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