Uva insacchettata, la sperimentazione continua

In Puglia parte la seconda annata del progetto Uvasis. I primi risultati

Uva insacchettata, la sperimentazione continua
Uva insacchettata, in Puglia è partita la seconda annata del progetto Uvasis, promosso da Sinagri, spin off accademico dell’Università degli studi di Bari Aldo Moro. Nel 2017 – come aveva scritto Italiafruit News (clicca qui per leggere l'articolo) – è stata condotta la prima campagna di studio su questo innovativo progetto, che mira a sperimentare la nuova tecnica dell’insacchettamento dell’uva da tavola valutandone l’efficacia nella protezione dei grappoli, definendo materiali e modalità applicative in funzione delle varietà, analizzando i possibili benefici ambientali, economici, commerciali e di sicurezza alimentare. E ora, forti dei risultati ottenuti, si prosegue la sperimentazione con i sacchetti di carta, sperimentazione che potrà essere seguita anche sul nuovo diario digitale 2.0 del progetto Uvasis #seguicinquestannata.

“Le impressioni visive, supportate dai rilievi quanti-qualitativi effettuati dopo l’invaiatura, evidenziano risultati interessanti con possibilità d’impiego di questa nuova tecnica d’insacchettamento, in particolare per i grappoli riposti in sacchetti di carta rispetto a quelli in plastica microforata, seppur con le dovute distinzioni tra aziende, tipi di terreno e periodo di insacchettamento”, viene spiegato nella relazione che descrive i risultati della prima annata di Uvasis, mettendo a confronto i sacchetti in plastica microforata e quelli in carta.



“Alla raccolta, i grappoli insacchettati nei sacchetti microforati sono risultati maggiormente interessati da infezioni dovuti ai diversi agenti di marciumi dei grappoli, rispetto ai grappoli riposti nei sacchetti di carta. I danni maggiori sono stati rilevati sui grappoli insacchettati all’allegagione ed in pre-fioritura. I risultati più promettenti - spiegano i ricercatori - sono stati conseguiti nelle tesi in cui sono stati impiegati i sacchetti in carta, pertanto le future sperimentazioni saranno incentrate sull’uso di questi sacchetti ed i loro effetti saranno valutati su diverse varietà”.



L’adozione del sacchetto di carta ha evidenziato, sebbene non con costanza, un miglioramento di alcuni parametri qualitativi quali, peso del grappolo, diametro equatoriale o polare, grossezza degli acini all’esame visivo, consistenza della polpa e croccantezza dell’acino. Sul fronte dei patogeni che si possono sviluppare sul grappolo, invece, non sempre si sono ottenuti risultati apprezzabili. “Il sacchetto di carta posizionato all’invaiatura – rileva la relazione di Sinagri - ha talvolta ridotto le dimensioni degli acini e delle bacche. Quasi sempre è stata riscontrata una riduzione dei gradi brix in tutte le tesi insacchettate, in particolare quando i sacchetti sono stati posizionati all’allegagione, sebbene non sempre questo decremento in contenuto zuccherino sia stata avvalorato da significatività statistica. Lo studio del comportamento residuale dei prodotti testati – concludono i ricercatori dell'Università di Bari - ha dato nel primo anno di attività delle risposte interessanti sulla possibilità di ottenere un prodotto più sano all’interno del sacchetto”.