OLTRE LE BIO-ILLUSIONI: IL RACCONTO DI UN EVENTO CULTURALE D’AVANGUARDIA, BY KARPOS

OLTRE LE BIO-ILLUSIONI: IL RACCONTO DI UN EVENTO CULTURALE D’AVANGUARDIA, BY KARPOS
Oggi, quello che mangiamo e abbiamo comprato in un piccolo negozio o in un supermercato, è stato prodotto grazie a studi applicati e a innovazioni quasi sempre sconosciute al grande pubblico. Questo significa che sono centrali per la nostra vita le competenze di agronomi, patologi, entomologi, chimici, tecnici, medici, nutrizionisti. Senza la loro interazione non è possibile nessun miglioramento del virtuoso circuito produzione - alimentazione - prevenzione - salute. Senza una buona comunicazione il tour de force dei saperi alleati per migliorare la nostra alimentazione, arrivando ad un pubblico distratto, non avrebbero modo di materializzarsi in stili di vita compatibili e consapevoli.
A partire da queste considerazioni Università di Teramo e Karpòs hanno organizzato il 31 maggio un evento culturale intitolato “Oltre le bio-illusioni”, chiamando a confronto autorevoli esperti del settore, con l’obiettivo di diffondere una nuova cultura sulla nostra alimentazione. Non si è trattato di un semplice convegno, bensì di un “work in progress culturale” proposto da una rete di intelligenze che si va formando intorno a Karpòs e alle migliori Università, che ha l’obiettivo di far scendere la verità e le responsabilità sul terreno della nostra alimentazione. Ciò che segue rappresenta uno dei possibili racconti a partire da una ricchezza di contenuti che necessiterebbero di ben altro spazio.

Michele Carruba (Direttore del Centro Studi sull’Obesità dell’Università di Milano), partendo dalla provocazione con la quale ha esordito Duccio Caccioni, coordinatore dell’evento, ha ribadito la sua adesione al senso sostanziale dell’affermazione classica “siamo ciò che mangiamo”: tutto ciò che immettiamo nella bocca si trasforma in salute o in malattia; se mangiamo bene avremo una vita e un benessere stabili, viceversa andremo incontro a patologie.
Carruba ha poi presentato i numeri sconvolgenti della cattiva alimentazione. Nel mondo l’11% delle persone sarebbero obese e quindi precarie di  salute. Il modo di alimentarsi risulta fondamentale per prevenire il 35-40% dei tumori i quali, di conseguenza, sono attribuibili alla cattiva alimentazione. Un bambino obeso ha 80% di probabilità di rimanere tale anche in età adulta. Quali le soluzioni? Dobbiamo imparare a conoscere meglio ciò che mangiamo. Ci sono cibi che possono proteggerci dalle malattie e altri che possono indurle. La quantità andrebbe tenuta in somma considerazione dal momento che generalmente la gente mangia poca frutta e poca verdura; per contro eccede nei cibi grassi.
Possiamo correggere questi errori attraverso la dieta mediterranea che prevede 5 porzioni di frutta e verdura al giorno. Possiamo, inoltre, prevenire molti dei problemi alimentari introducendo nella nostra pratica quotidiana una corretta attività fisica. Mezz’ora di cammino al giorno riduce il rischio di mortalità di 3 volte rispetto a chi non cammina. Carruba ha concluso il suo intervento ricordando il grande appuntamento di Expo 2015 a Milano: abbiamo una grande occasione - ha detto - per alfabetizzare un consumatore che va sensibilizzato su stili alimentari più attenti alla salute. Per raggiungere questo obiettivo saranno decisive alleanze con riviste come Karpòs, progettate per dialogare a 360° con la contemporaneità.
Samantha Biale, nutrizionista e comunicatrice di successo, si è allineata al discorso di Carruba precisando quali sono gli errori più frequenti della gente quando fa la spesa. Non dovremmo farci sedurre dalle strategie visuali attualizzate nei punti vendita, e nemmeno farci condizionare dalla simpatia o dal mero prezzo; piuttosto dovremmo guardare la provenienza dei prodotti e premiare i prodotti italiani di stagione, senz’altro più freschi e pertinenti con la nostra dieta.
In linea di massima - ha concluso Samantha Biale - la gente non conosce le proprietà organolettiche di ciò che compra e questo induce comportamenti all’acquisto dominati da propensioni che non aiutano la buona alimentazione.
Luciano Trentini – vicepresidente AREFLH, nel suo contributo ai lavori, ha fatto alcune precisazioni sui prodotti centrali della dieta mediterranea. Noi siamo il Paese che produce più frutta e ortaggi – ha precisato – ma siamo anche quello che presta poco rispetto alle sue eccellenze. Per esempio ci lamentiamo spesso che la nostra frutta e le nostre verdure sono troppo care. E’ un mito che andrebbe sfatato. Mediamente il costo della frutta al mercato è di 2 euro al Kg. Ogni famiglia nel consuma circa 300 Kg all’anno, vale a dire che investe circa 600 euro ovvero meno di  quanto spende in colazioni approssimative nei bar. Anche Trentini ha sottolineato la mancanza di una comunicazione corretta auspicando una capillare diffusione di riviste come Karpòs, necessarie per produrre i cambiamenti virtuosi nei comportamenti all’acquisto del pubblico.
Antonio Calò, ha precisato che il ragionamento che vale per il cibo andrebbe esteso a ciò che beviamo. In sintesi: se noi siamo anche ciò che beviamo dovremmo tenere in somma considerazione i valori legati al bere che ci provengono da informazioni corrette. Uno di questi valori fondamentali è il collegamento tra il vino e la sua zona di produzione. Un consumatore consapevole trasforma il vino in un alimento straordinario. Il problema è far capire alla gente che si beve partendo dalla testa.
Michele Pisante, prorettore alla ricerca dell’Università di Teramo, ha risposto all’esortazione di Calò introducendo nel discorso del convegno la dimensione etica della produzione. Noi abbiamo prodotti di qualità che provengono dalla nostra grande tradizione e risorse, come l’ ambiente, patrimonio di tutti – ha detto il professore della Università che ha ospitato l’evento - ed è nostra responsabilità preservarli per le prossime generazioni. Preservare significa soprattutto fare ricerca e formare tecnici all’altezza dei problemi produttivi di oggi.
La questione etica è stata ribadita anche nell’intervento di Paolo Bruni, presidente della Confederazione Generale delle Cooperative Europee. Abbiamo – ha precisato fin dall’inizio- una responsabilità importante che noi specialisti, tecnici e politici del settore agro-alimentare ci siamo presi di fronte a tutti i cittadini: produrre cibo di qualità per tutti e fare uno sforzo affinché la sana alimentazione divenga uno standard riconosciuto e praticato. Sul primo aspetto del problema il nostro sistema ha ben funzionato. Sul secondo ci sono dei ritardi da colmare. I 127 miliardi di fatturato del nostro settore agroalimentare nel 2011 sono una eccellente performance, nonostante un trend in lieve calo del 2011 (-1,5%) che interrompe una progressione positiva che dal 2000 ad oggi ha visto una crescita  del +10,4%.
Le latenze e le omissioni  sulla corretta informazione, riscontrabili ad ogni livello, sono invece inaccettabili per un Paese come l’Italia che fa della qualità del cibo un valore che trascende la mera alimentazione. Per esempio – conclude Bruni - sul cibo biologico, nel recente passato, sono state fornite informazioni di dubbia consistenza scientifica, spesso contro l’agricoltura che sfama realmente le persone. Sono errori che potremmo benissimo evitare: va invece riconosciuto al biologico il merito di avere stimolato una coscienza e una sensibilità che ci ha portato ad integrare l’agricoltura tradizionale con l’ottimizzazione dell’utilizzo della chimica. Quindi dovremmo, al posto del fondamentalismo alimentare, praticare l’arte del confronto serio, critico ma anche costruttivo.
Renzo Angelini in sintonia con gli interventi ascoltati ha sottolineato che l’anello mancante della filiera alimentare sembra essere la corretta comunicazione al consumatore. La forte innovazione che ha permesso all’agroalimentare italiano di essere riconosciuto nel mondo, e spesso imitato, non è percepita dal consumatore italiano e, come tale, non crea valore. “A tal riguardo l’uscita sul mercato di Karpòs – ha detto – rappresenta un segno di discontinuità con il passato che dovrebbe essere sostenuto da tutta la filiera”. Per la prima volta uno strumento di comunicazione al passo con gli standard editoriali più sofisticati si propone come interfaccia con un pubblico che sarà sempre più interessato a trasformare ciò che mangia in valori cognitivi. E proprio nella prospettiva di creare valore – ha detto il direttore editoriale della rivista- abbiamo privilegiato la parola dei veri esperti ovvero di  chi ha dedicato la propria vita allo studio e alla soluzione dei problemi veri. Grazie al loro sapere vorremmo demolire i miti ingannevoli sul naturale e sui luoghi comuni che spadroneggiano tra la gente. Non sarà un lavoro facile ma partire con un network di intelligenze, unite nel raggiungimento di un obiettivo così strategico, è una novità straordinaria in un Paese come il nostro, sempre diviso sulle questioni fondamentali e per questo oggi bisognoso di messaggi positivi.

I contenuti evocati dall’evento di Teramo, sono disponibili sul sito www.karposmagazine.net e saranno riconfigurati e presentati nel prossimo numero di Karpòs, in edicola a fine giugno.

Per ulteriori informazioni:
Roberta Filippi - Responsabile Relazioni Esterne Karpòs
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