FRUTTA E VERDURA ESOTICA, SEMPRE PIU' DIFFUSE SULLE TAVOLE E NEGLI ORTI ITALIANI

FRUTTA E VERDURA ESOTICA, SEMPRE PIU' DIFFUSE SULLE TAVOLE E NEGLI ORTI ITALIANI
Negli ultimi dieci anni gli italiani hanno scoperto la frutta esotica: è la sola voce del reparto ortofrutticolo a segnare un aumento a tre cifre negli acquisti (+104%).
Rispetto a dieci anni fa, inoltre, non si parla più solo di frutta esotica, ora anche la verdura cinese o peruviana occupa il suo spazio sia al mercato quanto nella grande distribuzione. Ma, mentre l'alchechengi e l'avocado - per non dire banana e ananas - sono ormai entrati nelle cucine, restano ancora fuori dalla porta l'Ají amarillo, il rocoto e l'olluco (nella foto di apertura). Eppure potrebbero essere stati raccolti non molto lontano da casa. Un esempio. Al mercato torinese di Porta Palazzo, un ex bracciante cinese, Zhong Jinyung espone sul suo banchetto verdure che coltiva nel campo a Carmagnola: 4 ettari in cui fa crescere pak choi (cavolo, nella foto sotto), pagkoa (cetrioli lunghi anche due metri) e chez (melanzane lunghe e sottili).
Lo conferma Roberta Ferraris, autrice di "Verdura e frutta esotica" (Terre di mezzo editore). "Non solo a Carmagnola, ma anche a Prato, dove c'è la comunità cinese più grande di Italia, stanno nascendo aziende agricole che portano i prodotti cinesi direttamente nei nostri mercati. D'altra parte il clima è simile: possono coltivare tranquillamente i loro prodotti anche qui".



Diverso il discorso per i prodotti tropicali. "Di sicuro non possono essere a chilometro zero – continua Ferraris -. Ma ci siamo abituati a caffè, tè e patate, perché non provare anche altri prodotti. Io vivo in una piccola cittadina nelle Langhe lontana dalle metropoli – racconta Roberta Ferraris -. Ho il mio orto e sono da sempre sostenitrice del chilometro zero. Per questo dall'anno scorso a fianco degli ortaggi tradizionali ho deciso di piantare anche l'Ajimarillo e il Cocoto".

Fonte: L'Huffington Post