SHARKA DELLE DRUPACEE: ORMAI È EPIDEMICA NEL METAPONTINO

SHARKA DELLE DRUPACEE: ORMAI È EPIDEMICA NEL METAPONTINO
La coltura delle drupacee (pesco, albicocco e susino) interessa circa 10.000 ettari di superficie del Metapontino e rappresenta il preponderante volume di Plv per le aziende che aderiscono alle Organizzazioni di produttori dell'area. Questo rilevante patrimonio frutticolo lucano è però minacciato da una malattia che può seriamente compromettere la capacità produttiva del comparto.

Si tratta della sharka o vaiolatura (causata dal virus Ppv=Plum pox virus) ritenuta la più pericolosa malattia delle drupacee, tanto che in Italia è stata dichiarata malattia da quarantena a lotta obbligatoria per cercare di eradicare il suo insediamento nelle aree indenni. Le piante colpite da sharka producono frutti scadenti, non commercializzabili e, nel giro di qualche anno, muoiono o vanno incontro a gravi deperimenti.
Questa virosi si trasmette attraverso la moltiplicazione vegetativa di piante infette (materiale di vivaio e innesti) e tramite varie specie di afidi. Il materiale di propagazione è il mezzo di diffusione del virus più importante su lunga distanza e per questo sono estremamente importanti il controllo e la certificazione del materiale vivaistico. L'uso di marze non controllate, specialmente se prelevate in aree dove il virus è endemico e ha colonizzato anche piante spontanee, espone i nuovi impianti a forti rischi di infezione di sharka.

Quando in un'area vengono introdotte delle piante infette, la diffusione in campo a partire dai primi focolai è dovuta prevalentemente agli afidi vettori, molti dei quali non sono fitofagi abituali delle drupacee ma le infettano con le "punture di assaggio". Da qualche anno, la minaccia che la sharka rappresenta per la redditività degli impianti di drupacee si è aggravata a causa dell'introduzione del ceppo M (marcus), particolarmente virulento e aggressivo su pesco, che riesce a infettare molto più rapidamente mediante afidi, rispetto al susino e all'albicocco. Alcuni dati sperimentali indicano che nei pescheti infetti dal ceppo M del Ppv, se non si interviene con la rimozione delle piante infette, possono essere sufficienti 5-6 anni dall'introduzione del virus (bastano 1-3 alberi infetti) per la sua diffusione a tutti gli alberi dell'impianto.

In aree dove la diffusione dell'infezione è ancora bassa, per tentare di contenere o eradicare infezioni del ceppo M in pescheti di pieno campo è necessario eseguire almeno 2-3 controlli visivi durante la stagione vegetativa (fioritura, foglie sviluppate, frutti) e rimuovere tempestivamente le piante sintomatiche.
Per l'attuale mancanza di valide cultivar commerciali "resistenti" a sharka, il controllo della malattia è possibile solo con mezzi preventivi che essenzialmente consistono nell'uso di materiale vivaistico certificato esente da virus e nel monitoraggio scrupoloso dei campi, per la tempestiva individuazione ed eradicazione dei focolai di infezione.
Il monitoraggio del territorio è compito dei Servizi fitosanitari regionali, ma è importante che i coltivatori e i tecnici che li supportano esaminino accuratamente e periodicamente le piante per individuare l'eventuale presenza di sintomi su fiori, foglie e frutti.

I sintomi fiorali della Sharka

Sui peschi infetti delle varietà a fiore rosa i sintomi fiorali consistono in tipiche screziature di colore dei petali che presentano striature rosa carico su fondo rosa chiaro o anellature più o meno irregolari. Le screziature fogliari non sono sintomi esclusivi della sharka ma, in aree dove la virosi è presente, la loro comparsa rappresenta un serio campanello di allarme.
Il rilevamento dei sintomi sui peschi in fioritura è strategico perché la massa vegetale da osservare è ridotta e le rotture di colore sono abbastanza evidenti. Inoltre, con la conferma dell'infezione mediante una precoce diagnosi di laboratorio, è possibile eliminare le piante infette prima che inizino i voli degli afidi, vettori del virus.
Nel periodo della fioritura, pertanto, si raccomanda di fare molta attenzione ai sintomi fiorali e, nel caso di sospette infezioni, di rivolgersi tempestivamente all'Ufficio fitosanitario regionale che provvederà ad eseguire le opportune analisi diagnostiche ufficiali. Eventuali campioni da sottoporre ad analisi potranno essere costituiti da rametti con i fiori screziati. I campioni potranno essere conservati per una giornata a temperatura ambiente, immergendo la base dei mazzetti in acqua, o in frigorifero a 3-4° C. È da evitare, invece, il congelamento dei campioni.
Se si individuano piante con sospetti sintomi di Sharka

Cosa non fare:
- Ignorare il problema, lasciando le piante in campo;
- Tagliare le piante senza avvertire l'Ufficio fitosanitario regionale.
Con questo comportamento non si accerta la malattia sulle piante, si rischia di diffondere l'infezione nel proprio campo ed in quelli vicini, si rende difficile o impossibile accertare l'eventuale infezione del materiale di vivaio utilizzato, non si può usufruire di eventuali contributi all'abbattimento, si commette un reato (sanzioni amministrative e denuncia all'autorità giudiziaria).

Cosa fare:
- Segnalare con nastro o colore sul tronco le piante con sintomi;
- Comunicare i casi sospetti all'Ufficio Fitosanitario regionale (tel. 0835-284350; fax 0835-284250);
- Conservare in frigorifero dei frutti con sintomi sospetti, se si è in fase di raccolta.
Con questo comportamento si ottempera ad un obbligo di legge, si usufruisce delle analisi diagnostiche gratuitamente, si riducono i rischi di trasmissione dell'infezione alle piante sane, si rende possibile risalire ad eventuali partite infette da vivaio, si può usufruire di eventuali contributi all'abbattimento.

Fonte: AgroNotizie