«No al lavoro domenicale»: il Papa alimenta il dibattito

I commenti di Alleanza Cooperative, organizzazioni di categoria, Federdistribuzione e Mise

«No al lavoro domenicale»: il Papa alimenta il dibattito
Assist “pesante” da Papa Francesco ai sostenitori della limitazione delle aperture festive delle attività commerciali: "Quella di lavorare alla domenica è una vera libertà?" ha detto sabato a Campobasso il pontefice. "E' necessario conciliare i tempi del lavoro con i tempi della famiglia" e garantire "la domenica libera dal lavoro".

Immediate le reazioni: “Per garantire i tempi di vita dei lavoratori e i servizi ai cittadini anche di domenica - il commento dell’Alleanza delle Cooperative Italiane - occorre una buona organizzazione del lavoro che si raggiunge attraverso una rotazione equilibrata nelle imprese che garantisca i servizi all’utenza e la necessaria produttività delle imprese. In questi casi diventa fondamentale la rotazione su turni, perché tutti i lavoratori abbiano comunque domeniche libere da dedicare alla famiglia e alla propria vita privata, nonché comunque il massimo rispetto possibile verso le principali festività religiose e civili. Su questi temi tutta la cooperazione é impegnata, con specifici progetti di conciliazione vita/lavoro”.

"Il tempo di lavoro delle imprese commerciali, comprese le domeniche, deve essere certo e regolamentato per assicurare una corretta ed efficiente gestione dell'attività di impresa che naturalmente deve soddisfare le diverse e mutate esigenze dei consumatori e dei territori a forte vocazione turistica". E' quanto afferma la Confcommercio dopo l'appello del Pontefice, precisando che "in questo senso il nuovo testo all'esame della Commissione attività produttive va nella direzione auspicata da Confcommercio".

La questione delle liberalizzazioni degli orari dei negozi è stata al centro di un convegno che si è tenuto venerdì a Senigallia. Il direttore generale di Confcommercio, Francesco Rivolta, ha evidenziato che "il nostro sistema distributivo fatto di piccole, medie e grandi imprese, già oggi assicura ai consumatori livelli di servizio fra i più elevati in Europa e gli esercizi commerciali italiani risultano mediamente più aperti a conferma che il nostro è un mercato liberalizzato e competitivo"

Confesercenti ha presentato un'indagine sull'effetto della liberalizzazione delle aperture nel commercio entrata in vigore a partire dal primo gennaio 2012 e che rende possibile l'apertura 24 ore al giorno tutti i giorni dell'anno, domeniche e festività - come Natale, Pasqua e Capodanno - incluse. "La liberalizzazione introdotta due anni fa dal Salva-Italia del Governo Monti con lo scopo di rilanciare consumi e occupazione è stata un vero flop: i previsti effetti benefici sono tuttora 'non pervenuti', ed il settore ha perso tra il 2012 e il 2013 oltre 100mila posti di lavoro, registrando allo stesso tempo 28,5 miliardi di minori consumi di beni da parte delle famiglie. Per questo chiediamo subito un passo indietro sulla deregulation".



Una richiesta quella della Confesercenti bocciata subito dal governo: "Sul tema della liberalizzazione degli orari dei negozi - ha detto il sottosegretario al ministero dello Sviluppo Economico Simona Vicari - non è pensabile alcun passo indietro. L'attuale normativa, infatti, ha consentito all'Italia di modulare un sistema moderno, consapevole del fatto che, attraverso il web, è possibile fare acquisti in qualunque momento, indipendentemente dal giorno. A sua volta non è corretto ritenere responsabili della crisi dei consumi e dell'occupazione i provvedimenti volti a liberalizzare gli orari dei negozi". "Tutto questo però - ha aggiunto Vicari -non esclude che sul tema degli orari dei negozi sia possibile tornare a confrontarsi, come del resto si sta facendo alla Camera dei Deputati. Discutere al fine di trovare quei giusti correttivi all'attuale normativa capaci di tutelare sia la grande e sia la piccola distribuzione. Quindi si vada avanti nel confronto, evitando di scatenare guerre tra grande e piccola distribuzione".

Alle parole del sottosegretario Vicari fanno eco quelle del presidente di Federdistribuzione, Giovanni Cobolli Gigli, "critico" sul tentativo di intervenire su quanto stabilito con il "Salva Italia": "L'attuale testo del Progetto di Legge in discussione alla X Commissione della Camera - ha osservato cobolli Gigli - non solo prevede 12 giornate di chiusura obbligatoria (senza peraltro riconoscere le esigenze di comuni turistici e città d'arte) ma ridà un ruolo agli enti locali nella pianificazione degli orari dei negozi, riproponendo un sistema di differenziazione territoriale che crea inefficienze e costi per le imprese distributive che operano su ambito multi regionale o nazionale e disparità di trattamento tra cittadini di territori limitrofi". 

Secondo il segratario della Cgil, Susanna Camusso, "non si può affrontare il tema delle liberalizzazioni nel commercio senza capire che la società reale è cambiata, i consumi si sono ridotti, le condizioni di lavoro degli addetti del settore sono peggiorate. Non vorremmo che la libertà si limitasse a quella delle imprese, a discapito della libertà dei lavoratori''. ''Non siamo contrari agli orari differenziati - ha aggiunto - e non consideriamo tabù le aperture domenicali, ma siamo contro il pensiero unico''.
 
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