Sudafrica, aumentano gli estimatori del made in Italy

Ma l'export italiano di ortofrutta è risibile, mentre gli agrumi dominano la voce "import"

Sudafrica, aumentano gli estimatori del made in Italy
Sudafrica chiama Italia. Un mercato in espansione aperto a joint-venture e partnership con aziende straniere, quello del Paese più sviluppato del nuovo Continente, come è emerso in un incontro che si è svolto recentemente alla Camera di Commercio di Verona. Sono 200 milioni i consumatori che iniziano ad apprezzare il food&beverage Made in Italy, ortofrutta compresa. L’industria agroalimentare locale è dominata da pochi grandi attori, lo spazio per piccole aziende che esportino le produzioni della Penisola c’è.

I consumatori potrebbero diventare 700 milioni considerando le aree africane di libero scambio. Secondo i dati presentati da Saul K. Molobi, Console Generale del Sudafrica a Milano, l’Italia esporta in Sudafrica prodotti per 2,6 miliardi e sono stati effettuati investimenti diretti per 580 milioni di euro. Nel settore alimentare è previsto un aumento del fabbisogno della popolazione del 20%, di conseguenza il Governo ha attivato una serie di incentivi per gli investimenti nel comparto.

Le agevolazioni vanno da una sovvenzione variabile tra il 15 e il 20%, ulteriormente integrabile per progetti strategici, all’esenzione per i costi di trasporto di macchinari e attrezzature. Sono previsti anche sgravi fiscali fino al 55% secondo il volume di investimenti.

Al momento, la bilancia commerciale italiana ortofrutticola è nettamente in rosso ma l'interscambio è assai limitato. Dal Sudafrica, stando ai dati Fruitimprese, si importano soprattutto agrumi (in primis arance e pompelmi), pere e uva, per un totale di 57 mila tonnellate in volume e 47 milioni di euro in valore nel 2013, mentre le esportazioni sono limitate a modesti quantitativi di ciliegie e un po’ di kiwi e aglio: in tutto 1.100 tonnellate per 2,5 milioni di euro. 

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