Un 2014 di passione per la frutta secca: mercato turbolento, prezzi record

Produzione, listini e commercio mondiale: l'analisi di Pino Calcagni. «In Italia calma piatta»

Un 2014 di passione per la frutta secca: mercato turbolento, prezzi record
Offerta bassa, prezzi elevati. E in alcuni casi, veri e propri “terremoti” sui mercati legati anche ad alcuni eventi eccezionali. Questa la fotografia del comparto frutta secca scattata dall'autorevole osservatorio di Giuseppe "Pino" Calcagni, vicepresidente dell’International Nut and Dried Council e leader del Gruppo Besana.

Prezzi di nocciole, mandorle e albicocche al top

“Nel 2013 i consumi sono stati consistenti ovunque, anche in mercati imponenti come Cina e India, quindi si è entrati nel 2014 con scorte minime di noci, mandorle, nocciole, un po’ più abbondanti per quanto concerne anacardi e pistacchi”, spiega Calcagni.  “L’anno in corso è stato caratterizzato da tre eventi meteorologici avversi: la gelata che ha colpito le albicocche in Turchia, la seconda ondata di freddo nello stesso Paese, in prossimità del mar Nero, che ha interessato le nocciole e infine, in California, una straordinaria siccità iniziata a febbraio e proseguita sino a poco più di due  settimane fa. Eventi che hanno decimato la produzione di albicocche esiccate, crollate da 120 mila a 25 mila tonnellate, mentre per le nocciole il raccolto turco  stimato in 650 mila tonnellate si è ridotto a 500 mila tons;  le mandorle sgusciate californiane, invece, sono calate da 976 mila tonnellate a 880 mila. Risultato: prezzi lievitati in maniera importante; per le mandorle +35%, per le nocciole +85%, per le albicocche +120%. In generale l’aumento medio del settore è valutabile tra il 25 e il 28%”.
Una certa ripresa, rispetto al recente passato, sembra interessare le arachidi. Qualità in larga parte modesta per le noci, mentre per i pinoli la richiesta appare “costante e ben intonata”.

Qualità modesta per i datteri, uva sull'ottovolante

Per la frutta essiccata Calcagni parla di “situazione poco esaltante per i datteri: la pioggia di settembre in Turchia ha frenato la parte iniziale della campagna; vendite ed export si sono concentrati a ottobre, ma la qualità in generale è modesta”.

Quanto all’uva, i listini sono partiti alti (2.000 dollari alla tonnellata) salvo poi frenare (scivolone a 1.400 dollari prima di assestarsi a 1.700). Situazioni di forte disequilibrio cui contribuiscono anche le problematiche del Medio Oriente e del mondo arabo, forte consumatore di frutta secca.

Lo sbarco in Turchia di Ferrero rimescola le carte

A rimescolare non poco le carte sul tavolo anche l’ingresso in scena di Ferrero che per la sua Nutella ha acquisito il produttore turco Oltan (cliccare qui per leggere la news) facendo propri 2 stabilimenti ed entrando direttamente in campo. “Tutta l’industria di settore, eccezion fatta  per Ferrero, ha dovuto fare i conti con aumenti di prezzo importanti ed ha pianto lacrime amare, anche perché i contratti con la Gdo erano già stipulati…”, annota Calcagni.


Giuseppe "Pino" Calcagni

Parola d'ordine: prudenza

Sul fronte della distribuzione e dei consumi di frutta in guscio in Europa, al momento, sembra vigere una parola d’ordine: prudenza. “Nessuno vuole avere sugli scaffali più del necessario. La distribuzione tedesca non vive un momento brillante, gli stessi discounter Aldi e Lidl sono molto attenti, in Inghilterra la tempesta su Tesco sta lasciando il segno. Si va avanti all’insegna della logica del day by day”.

La Cina compra meno, calma piatta in Italia

Sullo scacchiere internazionale pesa il mutato atteggiamento della Cina: “compra meno, ha ridimensionato le importazioni”. E non va dimenticata la questione russa: “l’embargo ha deviato i traffici coinvolgendo la Turchia ma la Russia sta comunque consumando meno di un tempo”.

E l’Italia? “mercato molto calmo; speriamo che, nelle prossime due settimane, quanto si trova sul mercato venga consumato, ma non ci aspettiamo certo fuochi di artificio...”.

In conclusione, Calcagni osserva che “i prodotti di qualità tirano, quelli mediocri vanno male, ma la selezione per ottenere qualità è diventata più costosa perché la quota da scartare è maggiore”.

Un fattore importante da monitorare, nel settore, è il cambiamento climatico: “l’Inc sta analizzando attentamente gli eventi per stabilire le conseguenze del climate change sulle varietà e definire le strategie future”.


Copyright 2014 Italiafruit News