Drupacee: nuovi sistemi di impianto a confronto

Interessanti risultati dal convegno Crpv sulla sperimentazione in Emilia Romagna

Drupacee: nuovi sistemi di impianto a confronto
Palmetta o fusetto? Vaso o sistema a V? e potrei continuare ancora.. E' risaputo infatti come la scelta della forma d'allevamento sia da sempre uno dei temi più dibattuti in frutticoltura.
Per approfondire i diversi sistemi di impianto, il CRPV ha organizzato venerdì scorso, presso la sala Zanelli della Fiera di Faenza (Ravenna), il convegno "Sostenibilità dei nuovi sistemi di impianto in frutticoltura: risultati della sperimentazione in Emilia Romagna".

Dopo i saluti di rito di Valtiero Mazzotti, della regione Emilia-Romagna, che ha colto l'occasione per illustrare alcune anticipazioni della nuova PAC, il Prof. Davide Neri dell'Università Politecnica delle Marche ha spiegato alcuni concetti generali che devono guidare il produttore nella scelta del sistema di impianto "a prescindere dalla forma di allevamento, tutte le scelte e le operazioni che si effettuano, devono essere funzionali e coerenti fra di loro ed inserite all'interno di un contesto che miri alla sostenibilità ambientale".
Pertanto, occorre trovare in funzione dell'ambiente in cui ci si trova, il sistema d'impianto che coniughi sostenibilità economica ed ambientale. Nuove frontiere? Forme in parete che consentano pratiche colturali meccanizzabili (potatura, diradamento..), coperture antigrandine, anti pioggia (anche di diverso colore), gestione oculata di irrigazione e concimazione, frutticoltura di precisione.



Nella foto il tavolo dei relatori.

Dopo l'analisi del Prof. Neri, si sono succeduti i tre relatori che hanno approfondito le prove effettuate sulle singole specie durante il biennio 2010-2011.

Pesco: fusetto il più produttivo; candelabro il più equilibrato.

Giorgio Murri dell'Università Politecnica delle Marche ha esposto i dati riferite a 4 forme d'allevamento: palmetta, candelabro, fusetto e vaso ritardato.

A livello produttivo, palmetta e fusetto sono i più produttivi con oltre 400 quintali ad ettaro; al contrario, il vasetto, con poco più di 250 qli/ha è il meno performante; a metà si pone il candelabro con circa 300 qli/ha di media.



Nella foto pesco allevato a candelabro.

Il dato così basso del vasetto è giustificato dal fatto che fosse solo al terzo e quarto anno di produzione, cosi come il fusetto, il quale tuttavia, si è avvantaggiato della precocità di fruttificazione che induce questa forma, grazie ad astoni preformati in vivaio. Invece, candelabro e palmetta in fruttificazione già da 7 anni, hanno conseguito produzioni costanti.

Esaminando le pezzature, il candelabro ottiene il risultato migliore con oltre il 60% dei frutti di calibro A-AA, mentre il fusetto e la palmetta hanno oltre il 30% dei frutti appartenente al calibro B.

Inoltre, dall'analisi gustativa dei frutti, emerge come il candelabro sia il più performante con due gradi brix in più rispetto agli altri sistemi. Tuttavia, questo risultato può essere influenzato maggiormente dalla mancanza di irrigazione e scarsa concimazione azotata a cui è stato sottoposto, piuttosto che dall'effetto della forma d'allevamento.

Susino: occorre regolare l'eccessiva produttività dell'Angeleno.

Daniele Missere del CRPV, ha mostrato i risultati che la cv Angeleno ha ottenuto nelle forme: vasetto, palmetta, sistema a V e fusetto.

Tutte le forme d'allevamento hanno evidenziano capacità produttive importanti, mediamente sopra i 450 qli/ha e con picchi raggiunti dal vasetto (oltre i 1000 qli/ha) e dalla forma a V (700 qli/ha). Il fusetto ha indotto una buona precocità di produzione, come testimoniano i 341 qli/ha sviluppati già al secondo anno.

Occorre sottolineare comi valori produttivi del vasetto siano stati eccessivi, ottenuti grazie ad un'impollinazione sostenuta e dall'assenza di diradamento, che d'altro canto, hanno portato a frutti di bassa qualità organolettica come sentenzia il panel test.



Nella foto susino allevato a vasetto.

Albicocco e ciliegio: risultati interessanti con l'alta densità di piantagione.

Vincenzo Ancarani dell'Università di Bologna, ha evidenziato come le due colture hanno subito negli ultimi anni un incremento della densità per ettaro inimmaginabile fino a qualche anno fa.
In particolare il ciliegio, grazie all'introduzione di portinnesti nanizzanti (es. serie Gisela), sta vivendo una rivoluzione tecnico-impiantistica che ha permesso di:
  • ridurre il periodo improduttivo;
  • gestire la pianta da terra riducendo i costi di gestione;
  • migliorare la qualità e le rese produttive;
L'ultima affermazione è confermata dai dati del sistema ad asse colonnare (densità 6060 alb./ha) il quale, con la cv Ferrovia, raggiunge mediamente 150 qli/ha con oltre il 90% della produzione che supera i 28 mm di calibro.



Nella foto ceraseto ad alta densità di piantagione.

L'albicocco, a differenza del ciliegio, non ha ancora trovato un portinnesto che riduca significativamente la vigoria e difatti, la varietà Bora, nelle quattro forme oggetto di indagine (fusetto, sistema a V, vaso ritardato e palmetta) è stata innesta su Mirabolano 29 C non superando i 1600 alb./ha.

L'analisi evidenzia innanzitutto una notevole differenza produttiva in tutte le forme fra le due annate (2011 molto più produttiva del 2010) dovuta soprattutto a fattori climatici.
La palmetta è il sistema di allevamento che, ad una produzione elevata (450 qli/ha nel 2011) associa un'elevata pezzatura (peso medio del frutto superiore ai 60 g).



Nella foto albicocco allevato a fusetto.

La mattinata si è conclusa infine con la relazione del Prof. Luca Corelli Grappadelli dell'Università di Bologna, che ha parlato dell'applicazione della frutticoltura di precisione nell'actinidia, che approfondiremo nei prossimi numeri di ItaliaFruit.

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