Actinidia, nuovi spiragli per il controllo della Psa

L'ateneo di Bologna ha testato Bio Indrex: riduzioni fino al 15% delle infezioni fiorali

Actinidia, nuovi spiragli per il controllo della Psa
Che la gestione di Pseudomonas syringae (cancro batterico dell'actinidia) sia molto complessa e articolata non lo scopriamo certo ora. I programmi di ricerca messi in campo in tutta Italia per provare ad arginare le problematiche in campo sono molteplici.

Recenti prove sperimentali condotte dal Dipartimento di Scienze Agrarie dell'Università di Bologna hanno portato a BIO INDREX, estratto vegetale a formulazione costante che permette di indurre una risposta sistemica acquisita sull'organismo su cui è proposto.

La resistenza sistemica acquisita (SAR) è una forma di difesa che si attiva nelle cellule e negli organi vegetali dopo aver manifestato resistenza nei confronti di un attacco patogeno. Evidenze sperimentali hanno messo in luce l'induzione di processi metabolici che portano ad un accumulo e ad una distribuzione di acido salicidico in tutto l'organismo. Questo significa che, in molti casi, le piante che resistono ad un attacco di un microrganismo sviluppano delle difese indotte che le proteggono da successive esposizioni.

Attraverso l'applicazione di BIO INDREX si rende la pianta di actinidia predisposta ad interagire e resistere al batterio PSA. Il formulato ha, infatti, manifestato una buona propensione nel contenere sia le infestazioni fiorali che quelle fogliari. In condizioni controllate l'infestazione fiorale è stata ridotta del 30-40% rispetto ad un 98% di infestazione del testimone non trattato. In campo, invece, la contrazione delle infezioni fiorali si è attestata sul 15% rispetto al testimone non trattato. Anche l'applicazione fogliare ha portato un decremento delle infezioni compreso fra il 5 e il 10%.

BIO INDREX, alle dosi consigliate di 200 ml/Hl, ha dunque evidenziato buone attitudini nel prevenire la sintomatologia migliorando le difese indotte della pianta e agendo con azione antibatterica diretta soprattutto nelle infezioni fiorali. Il limite della sperimentazione risiede nel fatto che le prove in campo sono state condotte solo per anno. Certamente verranno sviluppate nuove sperimentazioni che forniranno elementi più affidabili sulla validità della tecnica.

La gestione integrata rimane necessaria. Come già trattato in precedenza (si veda la nostra recente notizia "Kiwi e pirodiserbo: prevenire per non dover curare") sarà fondamentale continuare ad affiancare metodiche fisiche, meccaniche e chimiche per contenere il più possibile l'inoculo e i danni agli impianti.

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