Pugliese: ortofrutta sempre più strategica ma che fatica il rapporto con i fornitori!

Il presidente di Adm: problemi di efficienza e dimensioni aziendali. Ma ci sono le eccellenze...

Pugliese: ortofrutta sempre più strategica ma che fatica il rapporto con i fornitori!
"L'ortofrutta sta diventando sempre più strategica nella grande distribuzione: lo dimostra il successo dei punti vendita più piccoli dove si trova una maggiore incidenza di prodotti freschi". Francesco Pugliese, presidente dell'Associazione della distribuzione moderna (Adm) e Ad di Conad, non ha dubbi. E al giornalista di Repubblica.it Affari e Finanza Marco Frojo lo ha detto chiaro e tondo: i prodotti freschi e in particolare la frutta e la verdura, sono ciò che distingue una catena di supermercati dall'altra. 

Storie di successo:  pere emiliane, pomodoro di Pachino, mele della Val di Non

Pugliese nell'articolo fa riferimento allo studio condotto da Agroter per Adm che annovera, tra gli esempi virtuosi, la case history "pere Dop emiliane", la cui totalità della produzione viene venduta tramite il canale della Gdo. Dallo studio effettuato su 10 Circoscrizioni Economiche Territoriali di natura Distrettuale emerge che tra il biennio 2005-2006 e quello 2011-2012 il fatturato dei prodotti DOP e IGP è cresciuto di 902 milioni di euro.  Di questi, il 68% (613 milioni) è stato destinato all'estero e il 32% (289 milioni) al mercato italiano, con la distribuzione moderna che ha assorbito il 91%, cioè 264 milioni, risultando così determinante per la crescita delle Circoscrizioni. Con questi dati, sottolinea ancora Repubblica.it, Agroter evidenzia come siano due i fattori determinanti per il successo dei prodotti italiani di qualità: l'export e la distribuzione moderna sul fronte domestico.

Per i prodotti agricoli oggetto dell'analisi (pere dell'Emilia Romagna Igp, pomodoro di Pachino Igp, mele della Val di Non Dop, mele dell'Alto Adige Igp, arancia Rossa di Sicilia Igp), a fronte di una crescita del 3% della produzione lorda vendibile (Plv)/fatturato dell'intero comparto dell'ortofrutta, si è registrato un aumento del 43% del fatturato dei prodotti selezionati e un valore più che raddoppiato per il fatturato alla produzione destinato alla distribuzione moderna. "La DM si dimostra quindi per il sistema agroalimentare di qualità un canale di distribuzione fondamentale e ancora in crescita", dice Pugliese.

Micro-aziende e imprese sovradimensionate, due facce della stessa medaglia

Il rapporto fra la distribuzione moderna e produttori non è però privo di difficoltà, si legge ancora su Repubblica.it anche perché, fatto 100 euro di giro d'affari generato dalle filiere agroalimentari, solo 3 euro sono l'utile che si devono dividere produttori e distribuzione, mentre una gran parte finisce al Fisco e un'altra fetta consistente agli operatori della logistica. "Oltre ai risicati margini, che non consentono alcun margine di errore, i problemi con cui ci confrontiamo sono da una parte la presenza di troppe piccole aziende, dall'altra la presenza di aziende sovradimensionate che sfruttano solo in parte la loro capacità produttiva perché non riescono ad espandersi all'estero e scaricano i loro alti costi di produzione sui prezzi di vendita", dice Pugliese.

Tra gli esempi citati, le piccole aziende specializzate in prodotti Dop che non hanno le dimensioni sufficienti per servire da sole le grandi catene di distribuzione: "Come Gdo preferisco avere un solo fornitore con cui parlare, una sola consegna e una sola fattura; spesso invece per avere la stessa quantità di prodotti deve parlare con dieci aziende diverse, gestire dieci consegne e pagare dieci fatture con tutte le difficoltà burocratiche che ne conseguono".

Valorizzare il territorio. Perché la differenza si sente

"Bisogna lavorare affinché questi problemi vengano superati — prosegue Pugliese —
sono convinto che uno dei compiti principali della Gdo sia quello di valorizzare il territorio e i suoi prodotti. In Italia abbiamo alimenti di ottima qualità e quando le aziende sono strutturate in modo ottimale i risultati non tardano ad arrivare, sia per le aziende sia per i supermercati".

Fa scuola, scrive ancora Repubblica.it, il produttore pugliese di uva Giuliano Puglia Fruit, che ha puntato sui prodotti e sulla manodopera locale, ha adottato tecniche di coltivazioni sostenibili e offre un ottimo prodotto. "All'inizio di settembre, quando inizia la stagione dell'uva da tavola, nei supermercati si trova quella di origine italiana a un prezzo compreso fra 1 euro e 1,5 euro al chilo, mentre in altri si può comprare quella proveniente dall'estero per meno di 50 centesimi - il commento di Pugliese -. La differenza di qualità è però enorme e i clienti, se adeguatamente informati dai distributori, lo capiscono».
 
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