L'Italia paga dazio al surriscaldamento. Produrremo agrumi in Trentino?

Ingenti perdite per rese inferiori. Palara: la ricerca ci salverà, ma il dissesto idrogeologico...

L'Italia paga dazio al surriscaldamento. Produrremo agrumi in Trentino?
Dai 13 ai 30 miliardi di euro di perdite produttive legate a rese inferiori entro il 2050. E' il conto salatissimo che, secondo il Professore Carlo Carraro, ordinario di Economia dell'Ambiente ed Econometria all'Università di Venezia, l'agricoltura italiana dovrà pagare a causa del surriscaldamento climatico nel Mediterraneo.

Il Prof. Carraro, intervistato da Sette, il settimanale del Corriere della Sera, prefigura stravolgimenti specialmente per le produzioni tipicamente mediterranee, come quella degli agrumi, la cui coltivazione, a causa della desertificazione nel Sud, si sposterà presumibilmente nel Nord Italia.

La battaglia tra i Paesi del globo per l'agricoltura del futuro è già iniziata: "sarà durissima e dipende tutto da ciò che si fa o non si fa ora" aggiunge Edoardo Croci, economista della Bocconi. La Danimarca, per esempio, sta già studiando dove poter impiantare dei vitigni per produrre vino, mentre l'Austria ha in mente di mettere a dimora degli ulivi.

In Europa l'agricoltura italiana è quella che rischia di pagare la "bolletta climatica" più salata. La temperatura media nel nostro Paese ha infatti registrato, negli ultimi 50 anni, un tasso di crescita quasi doppio rispetto a quello globale. Si può quindi dedurre che abbiamo perso 9 giorni di pioggia all'anno, equivalenti a circa il 10% in meno di precipitazioni all'anno. E, prendendo come riferimento la stagione estiva, si possono già oggi evidenziare riduzioni accentuate nelle regioni alpine, specie in Trentino.

Palara (Agrintesa): la ricerca genetica e quella tecnologica contribuiranno a minimizzare gli effetti negativi di un clima in graduale cambiamento

"L'aumento medio della temperatura non lo scopriamo oggi: è un dato certo, ma non credo che dobbiamo parlare di desertificazione nel Sud Italia solo per il fatto che la temperatura aumenterà di qualche grado nell'arco di pochi decenni". E' il commento che Ugo Palara (nella foto), responsabile ufficio tecnico Agrintesa, ci ha rilasciato ieri. Palara è infatti convinto che "l'uso intelligente delle risorse idriche e le nuove tecnologie (per esempio: sistemi di protezione dall'irradiazione solare) renderanno possibile ciò che è apparentemente impossibile", alludendo alle bonifiche fatte in Israele ed Egitto per garantire la produzione di frutta nel Deserto. Per esempio, "in Israele hanno addirittura imparato a togliere il sale dall'acqua di mare, quindi usano l'acqua di mare desalinizzata per ottimizzare il ciclo produttivo". Anche la ricerca genetica – secondo Palara – nei prossimi decenni contribuirà a minimizzare gli effetti negativi di un clima in graduale cambiamento: "già oggi abbiamo varietà di pesche, albicocche e nettarine che si adattano più ad ambienti caldi, o più ad ambienti freddi".

Gli agrumi dalla Sicilia in Trentino? "Penso che non li vedranno nemmeno i nostri nipoti...", commenta Palara, ricordando tuttavia come già oggi a Riva del Garda, in provincia di Trento, "c'è una bellissima nicchia di produzione di limoni". In ogni caso, "se la Sicilia tra decenni avrà condizioni più simili ai climi tropicali che non a quelli continentali, vorrà dire che produrremo banane, ananas e i frutti esotici che oggi importiamo".

Più che altro, secondo Palara, è il dissesto idrogeologico il vero problema dell'Italia: "I fiumi un secolo fa venivano mantenuti puliti dagli agricoltori, oggi non si può più toccare niente... Questo è il grave dramma di un dissesto idrogeologico che nasce anche dai mutamenti climatici".

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